A cura della Redazione

Omicidio del piccolo Giuseppe a Cardito, arrestata anche la madre. A conclusione di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, diretta da procuratore Francesco Greco, gli agenti del Commissariato della Polizia di Stato di Afragola e della Squadra Mobile della Questura di Napoli hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere -  emessa dal GIP del Tribunale di Napoli Nord - nei confronti della madre del piccolo Giuseppe, il bambino ucciso a Cardito lo scorso 27 gennaio dal compagno della donna, Tony Essobti Badre, già detenuto per omicidio pluriaggravato.

La donna destinataria della ordinanza, di 30 anni, residente a Massa Lubrense, è gravemente indiziata dei reati di omicidio aggravato dai futili motivi, dalla crudeltà e dall’abuso delle relazioni domestiche, nei confronti del figlio Giuseppe, ma anche di tentato omicidio aggravato dalle medesime circostanze nei confronti della figlia e di maltrattamento aggravato nei confronti dei tre figli.

È stata eseguita un’altra ordinanza cautelare nei confronti del compagno della donna, Tony Essobti Badre, in quanto gravemente indiziato del delitto di tentato omicidio della piccola bambina e del reato di maltrattamenti nei confronti dei tre figli della compagna.

Gli accertamenti hanno fatto emergere un grave quadro indiziario nei confronti della donna e, per ulteriori reati, del suo compagno. 

In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria, avvalorata dal Giudice per le Indagini Preliminari, è emerso che la donna, venendo meno a un suo preciso dovere, rimaneva inerte mentre il compagno colpiva con efferata violenza i suoi figli: non interveniva a fermare la furia omicida del compagno, non invocava l’aiuto dei vicini, non contattava i servizi di emergenza delle Forze dell’Ordine.

L’indagata, secondo la ricostruzione investigativa, provava invece a ripulire il sangue uscito dalle ferite dei figli con dei teli lasciati in bagno, occultava all’interno della pattumiera le ciocche di capelli strappate dal compagno alla figlia e, all’atto di intervento degli agenti, non riferiva immediatamente che Tony era stato l’autore di quello scempio, negando piuttosto la violenza già perpetrata all’indirizzo dei bambini.

 La condotta della donna, e quella del compagno, sono state ricostruite attraverso una complessa attività investigativa, che si è articolata in plurimi accertamenti di natura tecnica, innanzitutto di tipo medico-legale, che hanno appurato come la violenza dei colpi inferti ai bambini fosse risultata idonea a cagionare il decesso di Giuseppe e l’esposizione ad imminente pericolo di vita della figlia primogenita.

Anche i medici del presidio ospedaliero Santobono, che hanno prestato i primi soccorsi alla piccola, hanno certificato la assoluta gravità delle lesioni da lei riportate alla testa ed al volto.

 L’inerzia della donna rispetto all’omicidio del figlio Giuseppe ed al tentato omicidio della figlia ad opera del compagno si unisce alla tragica storia di maltrattamenti che andava avanti da tempo.

Nel corso delle indagini, infatti, sono state raccolte le dichiarazioni dei vicini di casa degli indagati e quelle delle insegnanti dei bambini, che hanno riferito delle evidenti ecchimosi e delle molteplici tumefazioni, frequentemente notate sul volto e sul corpo dei bambini.

È stato anche detto agli investigatori che i minori apparivano poco curati, completamente abbandonati a sé stessi, costretti a non intrattenersi a giocare nel cortile di casa con i coetanei e a non parlare con i vicini.

(Nella foto, il padre assassino del piccolo Giuseppe)