A cura della Redazione

Fu ucciso per un diverbio sorto dopo un banale incidente stradale, arriva la condanna in I grado per l'imputato.

Era il 7 agosto 2020 quando Carmine Fammiano fu colpito alle gambe con tre colpi d'arma da fuoco esplosi da P. D.N., all'epoca dei fatti 36enne, mentre si trovava a bordo della sua auto a Giugliano.

Sull'accaduto indagò la Polizia di Stato che acquisì le immagini delle telecamere di sorveglianza presenti sul luogo dell'incidente, raccolse testimonianze ed informazioni attraverso fonti confidenziali, giungendo così all'identificazione del reo.

Fammiano, una volta colpito, riuscì a rimettersi alla guida della vettura - poco distante dal luogo in cui era stato colpito - ma quando sopraggiunsero i soccorsi era ormai morto: fu trovato infatti nel veicolo in una pozza di sangue.

L'autopsia disposta dalla Procura di Napoli Nord - che ha indagato sul caso - stabilì che il decesso era riconducile alla lesione causata da uno dei proiettili ad un'arteria vitale.

La Procura emise il decreto di fermo nei confronti dell'imputato ed il Gip dispose per lui la custodia in carcere.

Nel prosieguo delle indagini, in virtù di accertamenti balistici e medico legali, si constatò che dei tre proiettili, tutti esplosi da una pistola calibro 9, due avevano raggiunto gli arti inferiori della vittima mentre un altro, quello letale, era rimbalzato al suolo colpendo poi Fammiano.

L'imputato è stato condannato dalla Corte d'Assise di Napoli per omicidio doloso aggravato da futili motivi.