A cura della Redazione
Per mettere in manette gli spacciatori che passano le dosi di fumo ai ragazzi di Pompei, i carabinieri si spingono fino alla piazza di spaccio del Comune limitrofo di Torre Annunziata. Le indagini investigative dei militari di Pompei riguardo allo spaccio di marijuana, li hanno indotti a sconfinare fino al bunker oplontino della Provolera, dove sono stati assicurati alla giustizia due pusher torresi. Il quartiere, nota piazza di spaccio della droga a Torre Annunziata, si dimostra ancora in piena attività ed operativo a 360 gradi anche per le città confinanti (come Pompei), da dove giungono sui cellulari messagini di "ordinativi". L’operazione di venerdì ha visto protagonisti i militari della Stazione torrese, guidati dal maresciallo capo Agnello Esposito, insieme a quelli di Pompei, coordinati dall’aiutante Tommaso Canino. Gli uomini dell´Arma hanno messo in manette una donna di 30 anni e la sua staffetta volante, un giovane 23enne. L’irruzione nell’appartamento della donna, in tempo utile per sequestrare le prove della loro attività illegale, non è stata cosa facile perché quella casa ha gli ingressi che danno su due vicoli paralleli (che servono all’occorrenza come strade di fuga). Per cui, non a caso, nel momento in cui i carabinieri hanno fatto squillare il citofono dell’ingresso principale, la donna si è data da fare per liberarsi dell’ingombro delle dodici dosi di marijuana che deteneva dentro casa, passandola attraverso la finestra del vicolo secondario all’aiutante di campo, che aspettava con il motore acceso del suo scooter, pronto a volare via a tutto gas. Purtroppo per lui si era appostata, poco distante, una pattuglia di carabinieri, pronta a bloccarlo, e a ritirargli il materiale che costituiva una prova di reato. Il giovane delinquente ha provato a resistere ma alla fine ha dovuto soccombere alle forze dell’ordine. Nella casa della 30enne sono stati trovati un bilancino per preparare le dosi e 1.300 euro di banconote di diverso taglio. Alla fine i due sono stati sottoposti ai domiciliari. MARIO CARDONE