A cura della Redazione
Scusate il ritardo, ma ho i miei tempi. Per certi versi li ho sempre avuti e continuerò ad averli sin che possa rispettarli. Sia d’inverno che in estate mi dedico alla lettura, a Primavera e in Autunno faccio poesia; quella poesia che sento da quando ero bambino, scoperta fra le passioni intime di mio padre. Ed è stato così che in questi ultimi giorni invernali ho dato foga alla mia voglia di sfogliare gli ultimi libri accumulatisi sulla sinistra della mia scrivania. Opere di amici e conoscenti che sempre m’inviano in lettura con tanto di dedica e qualche aspettativa di riscontro che spesso non deludo. Un testo non è apprezzabile al tatto o per come si presenta; devi leggerne il contenuto per fartene una idea ed io cerco sempre di farmela una opinione. Ebbene, tra tutti i libri che mi restavano da leggere ce n’era uno che ho volutamente rimandato sino a portarlo in ultimo alle mie letture e l’ho fatto con uno scopo ben preciso; uno scopo tanto affine alle nostre tendenze di quando ci sediamo al tavolo per mangiare... e tralasciamo alla fine quella giusta porzione di cibo quale ultimo boccone o morso ancor tanto più prelibato. Quel boccone più fedelmente detto da noi napoletani – ’o muorzo d’ ’o còre – che risulta sempre il più saporito, credetemi. Sapevo benissimo quello che stavo facendo portandomi in ultima lettura la recente pubblicazione di Elisa Sala Borin che, qualche anno addietro, riuscì già tanto ad affascinarmi con la sua opera prima “Maria voleva le ali”. Sapevo, ero certo che questa nuova opera avrebbe coronato le mie letture e lo ha fatto appieno, proprio secondo le mie aspettative. “Camilla e la luna piena”, edito da Piazza Editore, è risultato, infatti, una ridda di emozioni che si sono avvoltolate al mio cuore, gradatamente che andavo sfogliandone capitolo per capitolo. Terminata la lettura ho ripreso a sbirciare l’opera, ancor più attratto dall’eccellente regia narrativa di questa brava scrittrice trevigiana. Una narrazione costruita con un linguaggio semplice e dolce che conquista subito il fruitore; un raccontare che appartiene solo ad essa, ad “Elisa” che ha curato con tanta attenzione la coralità dei suoi personaggi coltivando fattivamente il gusto del bello e del vero. “Camilla e la luna piena”. Tutto un carillon di trilli e richiami in una breve tregua di respiro che allieta l’animo. NINO VICIDOMINI