A cura della Redazione
«Quello che riteniamo scandaloso relativamente alla vicenda dello sgombero di palazzo Fienga, roccaforte del clan Gionta - è che che il sindaco abbia usato questo provvedimento come agnello sacrificale per evitare lo scioglimento del consiglio comunale, mentre tante altre prescrizioni del Prefetto non sono state attuate e lasciate nel dimenticatoio». Massimo Napolitano, segretario cittadino di Sinistra Ecologia Libertà di Torre Annunziata, interviene sull´ormai imminente operazione di allontanamento delle famiglie dallo storico edificio di via Bertone, che dovrebbe essere attuato il prossimo 23 gennaio. Un provvedimento dettato dalla necessità di salvaguardare l´jncolumità degli stessi abitanti del palazzo, fatiscente e carente sul piano strutturale a seguito del terremoto del 1980. Una decisione, quella presa dall´Amministrazione comunale della città oplontina, che innesca polemiche e critiche. «La camorra non si combatte sfrattando famiglie e bambini - continua Napolitano -, e se ci sono camorristi tra gli abitanti di quella struttura essi devono essere arrestati e messi in galera, come prevede la legge. Lo sfratto non è contemplato come pena accessoria a quella detentiva. La questione è diversa se invece affrontiamo il problema relativo alla sicurezza strutturale dell´edificio, ma l´Amministrazione ci deve spiegare - prosegue il segretario di SEL - come mai non sono state fatte sgomberare tutte le altre abitazioni presenti nel Quadrilatero delle Carceri che, o sono crollate sotto i nostri occhi, o che versano in condizioni peggiori. Per finire è necessario, qualora si facesse un intervento di sgombero, trovare strutture adatte e che non siano dei palliativi come i box di via Tagliamaonte o le scuole abbandonate di Torre Annunziata che ci ricordano l´emergenza post-terremoto. Pretendiamo che non vengano utilizzate le abitazioni di edilizia popolare scavalcando la lista degli assegnatari già mortificata dalla presenza di abusivi o morosi. La camorra fa schifo - conclude Napolitano -, senza se e senza ma, ma bisogna avere il coraggio di affrontarla a viso aperto, non prendendosela con donne e bambini inermi, puntando sulla prevenzione offrendo lavoro, benessere e istruzione e arrestando tutti coloro che si sono macchiati di reati mafiosi».