A cura di AdnKronos

A Tel Aviv 350mila persone sono scese in piazza per chiedere un accordo che porti alla liberazione degli ostaggi nella Striscia di Gaza. La cifra è stata fornita dall’attore israeliano Lior Ashkenazi che dal palco ha definito la protesta "la lotta più morale e umanitaria che ci sia" e ha invitato i manifestanti a continuare la mobilitazione: "Non siamo più disposti a essere educati, basta!". La polizia non ha fornito una stima ufficiale della partecipazione. Gli organizzatori hanno ricordato che una manifestazione simile, lo scorso 17 agosto, aveva visto la presenza di circa 500mila persone. 

"Siamo sulla strada della vittoria e grandi cose sono già state realizzate, ma c'è ancora del lavoro da fare. Arrivo da una riunione di gabinetto e non credo di potere dire troppo ma dirò una cosa: è iniziato a Gaza e finirà a Gaza. Non lasceremo lì questi mostri, rilasceremo tutti i nostri ostaggi, faremo in modo che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele", ha detto il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, durante un evento in Cisgiordania per celebrare i 17 nuovi insediamenti di coloni, secondo quanto riferisce 'Haaretz'. "Ho detto che avremmo impedito la creazione di uno Stato palestinese, e lo stiamo facendo", ha scandito. 

Il gabinetto di sicurezza israeliano ha concluso la sua riunione senza aver discusso l’accordo di tregua di 60 giorni e il rilascio degli ostaggi proposto da Hamas. Lo riporta l'emittente Channel 12, ricordando che l’incontro, durato meno di tre ore, era stato anticipato per permettere ai ministri di partecipare a una cena a Gerusalemme organizzata dal Consiglio Regionale di Binyamin in Cisgiordania. Il governo ha confermato la prosecuzione dell’offensiva su Gaza City per aumentare la pressione su Hamas e ottenere un accordo globale. 

"Israele sta penetrando nel cuore di Gaza City con una forza schiacciante: carri armati e aerei da guerra stanno radendo al suolo interi isolati, non solo distruggendo edifici, ma anche svuotando deliberatamente i quartieri residenziali dei loro residenti", ha scritto al Jazeera, aggiungendo che "si è verificato un enorme aumento dell'impiego di unità di artiglieria nella parte orientale di Gaza City, con conseguente distruzione delle infrastrutture civili". 

"L'esercito israeliano sta utilizzando una potenza militare che mira meno a colpire con precisione e più a cancellare ciò che resta del tessuto urbano di Gaza: case, scuole, rifugi e ospedali sono stati colpiti dai bombardamenti - sottolinea l'emittente del Qatar - Questa nuova espansione militare sta lasciando le famiglie senza un posto dove andare". 

L’esercito israeliano ha dichiarato che sei delle persone uccise nell’attacco al Nasser Hospital di Khan Younis erano membri di Hamas. L’operazione, dicono le Idf, condotta con due raid mirati su una telecamera posizionata dai militanti nella struttura, aveva come obiettivo neutralizzare un dispositivo di sorveglianza utilizzato per monitorare i movimenti delle truppe israeliane. L’esercito ha precisato che le forze hanno agito per "rimuovere la minaccia colpendo e smantellando la telecamera" e che il capo di stato maggiore ha ordinato di approfondire diverse fasi del processo, tra cui l’autorizzazione all’attacco. 

Hamas ha respinto con forza le dichiarazioni israeliane secondo cui il raid sull'ospedale Nasser di Gaza sarebbe stato mirato a una telecamera gestita dal gruppo militante. In un comunicato, l’organizzazione ha definito l’accusa "infondata": "Israele ha tentato di giustificare questo crimine inventando la falsa pretesa di aver preso di mira una 'telecamera' appartenente agli elementi della resistenza, un’accusa infondata, priva di qualsiasi prova e volta unicamente a eludere la responsabilità legale e morale per un massacro completo". 

Nel duplice attacco di lunedì sono morti civili e cinque giornalisti. Durante il briefing giornaliero con la stampa un portavoce della Commissione europea ha dichiarato che "l’uccisione di cinque giornalisti, quattro operatori sanitari e di numerosi civili a Gaza ieri, in seguito a un attacco israeliano che ha preso di mira l’ospedale Nasser e che ha causato almeno 20 morti, è del tutto inaccettabile. Civili e giornalisti devono essere protetti dal diritto internazionale". 

"Ci sono state troppe vittime in questo conflitto. Deve finire ora. I civili a Gaza soffrono da troppo tempo e in misura eccessiva: è giunto il momento di spezzare il ciclo di violenza e di sofferenza", ha aggiunto il portavoce. "Ribadiamo il nostro appello a Israele affinché rispetti il diritto internazionale umanitario e garantisca che questi attacchi vengano indagati, prendendo atto della dichiarazione delle autorità israeliane secondo cui sarà condotta un’indagine approfondita", ha concluso. 

E' stata pubblicata una lettera pubblica firmata da 209 ex ambasciatori dell'Ue, alti funzionari diplomatici e ambasciatori degli Stati dell'Ue, in cui si chiede un'azione urgente in merito alla guerra di Israele a Gaza e alle azioni illegali in Cisgiordania. Se l'Ue non agirà collettivamente, gli Stati membri dovranno adottare misure individualmente o in gruppi più piccoli per sostenere i diritti umani e far rispettare il diritto internazionale, si legge nella lettera, che delinea nove possibili approcci. Tra questi rientrano la sospensione delle licenze di esportazione di armi, il divieto di commercio di beni e servizi con insediamenti illegali e il divieto per i centri dati europei di ricevere, archiviare o elaborare dati provenienti dal governo israeliano o da fonti commerciali se correlati alla "presenza e alle attività di Israele a Gaza e altrove nei territori occupati". Tra i firmatari figurano 110 ex ambasciatori, 25 ex direttori generali e due dei diplomatici più importanti dell'Ue: Alain Le Roy , ex segretario generale del Servizio europeo per gli affari esteri, e Carlo Trojan, ex segretario generale della Commissione europea.