A cura della Redazione
Un gran botto al piano terra del Municipio di Pompei ha spaventato gli impiegati e gli utenti che si trovavano all’interno dell’edificio di Palazzo De Fusco. E’ saltato il quadro di comando elettrico facendo mancare la corrente per tutta la mattinata non solo agli uffici comunali ma anche agli esercizi commerciali del piano terra (una banca, un bar, una drogheria ed un ufficio di pratiche amministrative). L’incidente ha determinato anche l’allarme al corpo dei vigili del fuoco perché un impiegato è rimasto bloccato nell’ascensore. L’uomo né è uscito nello spazio di pochi minuti, grazie anche al pronto intervento dei colleghi della protezione civile. Per lui solo un forte spavento e niente di più. Lo spavento generale, dopo lo scoppio dell’impianto più forte del dovuto perché, neanche a farlo apposta, nei giorni precedenti era stata diffusa la notizia del pericolo terrorismo a Pompei, da parte di alcuni giornali locali, sulla base di provvedimenti di tutela della pubblica incolumità, disposti dalle forze dell’ordine a difesa del sito archeologico e del Santuario mariano più famoso d’Italia. Uno spavento che è durato, comunque solo pochi minuti. Il tempo necessario per consentire ai tecnici del Comune un sopraluogo per ispezionare la portata dell’incidente e far partire le opere di riparazione del quadro elettrico con la sostituzione dei cavi bruciati. A determinare lo spiacevole incidente è stato il sovraccarico di corrente elettrica: troppi computer e macchine elettriche accese contemporaneamente che per kilowatt consumati eccedevano la portata massima dell’impianto. Il danno maggiore per il Comune è stato dovuto al fermo dei lavori burocratici e conseguentemente dei servizi ai cittadini. Le persone che sono venute dalle periferie di Pompei al centro della città per chiedere il certificato di residenza, la carta d’identità o il permesso per costruire sono dovute tornare indietro deluse perché hanno trovato il Comune al buio, mentre gli uffici hanno smesso di funzionare per tutta la mattinata. MARIO CARDONE