A cura della Redazione
E’ un periodo difficile per il sindaco di Pompei, Claudio D’Alessio. Si sono accumulate nella tornata finale della sua amministrazione una serie di delibere “impegnative”. Sono cadute in un periodo in cui la vicinanza alle elezioni ed una serie di frizioni interne stanno minando la compattezza della sua coalizione. I quattro consiglieri comunali contestatori e qualche loro amico assessore stanno dimostrando di fare sul serio mettendo i bastoni tra le ruote. La verifica è attesa per il prossimo consiglio comunale che sarà fissato prima della fine dell’anno. Non sono solo fuochi d’artificio, se si considera che la delibera di giunta (facente parte di una terna sotto i riflettori dell’opposizione) riguardante la convenzione con la società Fergos (una controllata della Coop Sette) per la prosecuzione dell’iniziativa edile che ha progettato la costruzione di “Un Centro integrato per l’artigianato e il commercio” è passata solo dopo un primo rimando motivato da esigenze di approfondimento da parte di qualche assessore. Altro dato da non sottovalutare é che nell’atto pubblico di decisione definitiva dell’esecutivo di Pompei, riguardo al provvedimento, mancano le firme dell’assessore all’urbanistica e dell’assessore ai lavori pubblici. Vale a dire che nella delibera destinata a cambiare la faccia di mezza Pompei, vincolando il prosieguo del suo governo urbanistico, sono mancati “casualmente” i soggetti politici che allo stato dei fatti dovevano essere il braccio e la mente dell’iniziativa. L’iniziativa comunale segue al protocollo firmato l’11 luglio 2006 dalle parti sociali e gli Enti pubblici di ogni ordine e grado (a partire dall’area di crisi presso il Governo) per la costruzione di un centro commerciale nell’area industriale prima utilizzata da una fabbrica di carta. L’intervento pubblico ha uno scopo lodevole perché da un lato propone una soluzione per i disoccupati dell’Aticarta (fabbrica da anni in crisi di produzione) dall’altra crea sul territorio un centro di sviluppo e di cambiamento che può portare benefici economici alla città. Si sono fino ad ora persi due anni per bonificare l’area industriale di via Macello (dove è stato trovato l’amianto) e per riempire il carnet della società costruttrice delle dovute autorizzazioni (bacino del Sarno, Provveditorato alle opere pubbliche, conferenza dei servizi ecc.) che prevede la nostra burocrazia. L’atto conclusivo di definizione dei lavori pubblici sta creando scossoni politici. Da una parte il nucleo duro della cordata che fa capo a D’Alessio cerca di portare la nave in porto, con l’apertura del cantiere, dall’altro la fronda interna da una mano sotto banco all’opposizione istituzionale per far naufragare l’iniziativa. L’atto deliberato il 10 dicembre prevede da parte della società Fergos la costruzione di un parco e di un parcheggio antistante il “Centro commerciale” che dovrà sorgere a via Macello. Oneri di costruzione e costi di gestione competeranno alla società costruttrice mentre è stabilità una servitù comunale su queste strutture con prospettive vantaggiose per la vita sociale della città e l’occupazione dei giovani. Ora la convenzione stabilisce che gli oneri di costruzione di queste aree di servizio che la società Fergos ha calcolato pari a mille centosettantotto euro si compensino con gli oneri di urbanizzazione a favore del Comune di Pompei, pari ad euro novecentocinquantacinquemila. Il nocciolo politico sta nella valutazione della portata della transizione. Per D’Alessio e compagni è equa, per altri no. Per completezza va detto che la società costruttrice dovrà pagare al Comune di Pompei anche contributi di costruzione pari a quasi un milione novecentomila euro, in cinque rate di 380 mila euro. MARIO CARDONE