A cura della Redazione
E’ tempo di bilanci agli Scavi archeologici di Pompei. Le statistiche interne dei visitatori, redatte dalla società Arethusa, che ha in gestione il servizio di biglietteria nel sito archeologico, ribadiscono un calo del flusso turistico che si aggira intorno al 15%. A conti fatti gli ingressi agli Scavi di Pompei sono stati nel 2008 circa 2.200.000 (1.687.000 i paganti) rispetto ai 2.572.000 dell’anno precedente (paganti 1.917.000). Stessa identica flessione percentuale è stata calcolata nel totale dei visitatori dei 4 siti archeologici vesuviani con barriera d’ingresso (Pompei, Ercolano, Boscoreale e Oplonti) dove a fronte di un totale di visitatori per il 2008 di 2.495.000 (1.817.000 paganti) si calcola la medesima flessione rispetto ai 2.932.000 (2.070.000 paganti) del 2007. Praticamente il dato registrato a luglio è stato mantenuto per il resto dell’anno. A metà estate era scattato l’allarme del calo di turisti agli Scavi di Pompei nell’opinione pubblica, determinando la misura d’urgenza del governo del Presidente Berlusconi di nominare il commissario all’emergenza per Pompei, nella persona del Prefetto Renato Profili. Evidentemente le misure, pur di notevole portata, messe in moto in questi duecento giorni dal Supercommissario, non sono ancora pervenute a regime e non hanno ancora prodotto i loro effetti benefici, ma è anche vero che il calo di presenze nei siti culturali si spiega meglio nel quadro generale di crisi ambientale che ha investito la Regione Campania influendo negativamente sulle borse turistiche internazionali, che hanno suggerito rotte alternative ai tour operators internazionali per le crociere ed i viaggi organizzati in Italia, dal momento che è il turismo di massa a fare i numeri al giorno d’oggi. In altre parole è stata la crisi regionale a tenere i turisti lontani da Pompei e non viceversa. L’assunto si spiega anche tenendo conto che se la crisi ambientale è rimbalzata da poco all’evidenza dell’opinione pubblica, il degrado che si è creato intorno agli Scavi di Pompei (ed agli altri siti vesuviani) è un fenomeno che si è consolidato nel tempo (da almeno un ventennio) con il mal costume degli operatori (commercianti, ciceroni e custodi degli Scavi) che operano a più diretto contato con i turisti. In conclusione, anche se non fa piacere dirlo, le cose per Pompei stavano andando per il loro verso anche in concomitanza del fenomeno deprecabile dell’abusivismo locale di ogni tipo, che giustamente il Prefetto Profili si sta impegnando ad eliminare, conferendo ordine e disciplina alle guide turistiche, ai bancarellari ed ai custodi degli Scavi archeologici. Con questa conclusione si vuole mettere l’accento sul fatto che l’impegno congiunto della direzione degli Scavi archeologici Vesuviani (in cui assume valenza strategica anche l’attività del soprintendente Guzzo) può e deve puntare ad incentivare le visite da un punto di vista più qualitativo che quantitativo. Il miglioramento complessivo del sito deve tendere a richiamare a Pompei e nel comprensorio archeologico vesuviano una forma di turismo culturale che preveda la permanenza di almeno tre giorni nel comprensorio vesuviano. Affermazioni del genere, del resto, fanno parte anche delle dichiarazioni programmatiche del Commissario Profili per il nuovo anno. L’apertura al pubblico di numerose domus restaurate, il susseguirsi di nuove e affascinanti scoperte e le iniziative culturali collaterali alle visite reclamano una politica mirata nei confronti del ceto degli operatori turistici internazionali a studiare visite più dettagliate, studiate appositamente per i palati fini, a Pompei e nelle aree circostanti, a scapito delle escursioni “mordi e fuggi” che si rivelano, a conti fatti, solo inutile consumismo. Il turismo di massa mal si combina con i siti archeologici: deturpa i luoghi d’arte ed alla fine dei conti non porta giovamento a nessuno. MARIO CARDONE