A cura della Redazione
Lunedì sera il direttivo del Partito Democratico, allargato alla componente amministrativa (consiglieri ed assessori), ha preso atto del lungo elenco di scadenze che impegnano dirigenti e tesserati in vista della stagione congressuale. Inutile dire che pesano ancora le divisioni della recente campagna politica amministrativa perché alcuni dirigenti di partito avevano imboccato strade diverse, decidendo di schierarsi contro il candidato a sindaco (Claudio D’Alessio) designato senza primarie, in quanto sindaco uscente dal partito del coordinatore cittadino Mimmo Mancino. Alcuni contestatori, dopo la batosta elettorale, hanno intrapreso un percorso revisionista. Vale a dire, vogliono far ritorno alla “casa madre”. E’ il caso, per esempio, della maggior parte della formazione denominata “Riformista” (nati da una scissione dei D.S. locali) che dopo la partecipazione a diverse campagne elettorali amministrative ha deciso di sciogliersi per confluire nel Partito Democratico di Pompei. A questo punto il ceto dirigente della formazione politica che fa capo a Dario Franceschini vuole appurare se gli “amici separati” sono mossi spirito unitario o non si cerca invece di contrabbandare il dissenso ed alimentare polemiche che mirano a dividere. “Non ho ritenuto opportuno convocare alle riunioni di direttivo chi si è candidato contro di noi alle elezioni amministrative – ha dichiarato Mancino – al contrario chi non ci ha votato a livello locale ma non ha assunto incarichi formali in altri partiti può partecipare a pieno titolo alla prossima fase congressuale, in vista delle scadenze di partito e delle elezioni regionali che ci devono trovare uniti”. E’ risaputo che il ceto dirigente del Partito Democratico di Pompei (amministratori e quadro direttivo) è compatto per sostenere Ammendola a livello regionale e Bersani come segretario nazionale del partito. Restano immutate le perplessità sull numero elevato delle tessere (circa 1.500) relativamente ai voti delle elezioni provinciali (2.300). MARIO CARDONE