A cura della Redazione
Questa mattina, il sindaco di Pompei Claudio D’Alessio, ha inaugurato dinanzi ad una folta rappresentanza di cittadini, la lapide in onore di Antonio Morese, a cui è stato intestato la strada detta cavalvavia del Sarno. Autodidatta, socialista umanista ed imprenditore di successo, Morese imparò da autodidatta ben otto lingue, tra le quali il finnico, il russo, l’arabo ed il giapponese che gli furono utili nella successiva professione d’imprenditore nell’import export di prodotti agricoli del territorio. Chi lo ha conosciuto in vita dice di lui che fu persona semplice ed aperta al confronto. E’ stato precedentemente proclamato tra più illustri padri di Pompei moderna, con iniziativa di Carlo Manfredi nel corso della celebrazione dell’ottantesimo anniversario della fondazione. Nacque nel 1916 sul territorio di Valle di Pompei, quando era solo una contrada periferica di Scafati. Antifascista, si rese promotore della redazione di giornali clandestini contro il regime. Nel 1943 fu protagonista di un gesto eroico che lo ha fatto entrare, a giusto titolo, nel museo della storia degli uomini buoni. Si offrì come ostaggio alle truppe di occupazione nazi – fascista, con cui operava come interprete, per salvare la vita a suoi concittadini. L’occasione fu il furto di sacchi postali ai danni dell’esercito tedesco. I militari volevano reagire con la rappresaglia ma l’eroismo del giovane socialista salvò probabilmente la vita a molti concittadini. Nel dopoguerra Morese ebbe anche iniziativa politica. Socialista da sempre entrò nel consiglio comunale di Pompei con larghi consensi, specie nel territorio natale di Sant´ Abbondio. Nel 1970 fu nominato vicesindaco della prima giunta di centrosinistra di Pompei. Durante la terza età riprese gli studi delle lingue e curò l’archivio storico personale che è una delle fonti imprescindibili della storia della Pompei moderna. Nella foto, la lapide ed il sindaco D´Alessio MARIO CARDONE