A cura della Redazione
Sabato 24 aprile 2010, alle ore 18.30, presso il Santuario della Madonna Liberatrice dai Flagelli di Boscoreale, sarà presentata ufficialmente la “Banda Musicale Santuario Madonna Liberatrice Città di Boscoreale”. La Banda Musicale riveste una duplice importanza. Da un lato, infatti, in essa si pongono le basi per l’apprendimento della teoria musicale, dall’altro è, in fondo, una metafora della società moderna. Può, anzi, rappresentare un modello al quale ispirarsi. In fondo ogni banda è una piccola comunità di uomini e donne che hanno un comun denominatore: l’amore per la musica. Avendo come unico obiettivo quello di eseguire i brani del repertorio, gli strumentisti rinunciano al loro individualismo che li allontanerebbe dalla meta prefissa della esecuzione perfetta per seguire le regole che insieme si sono dati. Ognuno, però, mantiene la propria individualità. Anzi, concorre al raggiungimento del risultato finale con le sue proprie caratteristiche. Questo è quello che avviene nella vita di tutti i giorni. Ognuno di noi deve concorrere alla realizzazione del grande progetto di Dio con i talenti di cui è stato dotato. C’è chi, però, non se rende conto. Ecco, allora, che subentra la figura degli educatori che hanno un ruolo fondamentale, in quanto devono far comprendere a tutti, ed in modo particolare ai giovani, la portata della missione che ci è stata affidata. “Ogni vero educatore - dice il Santo Padre - sa che per educare deve donare qualcosa di se stesso e che soltanto così può aiutare i suoi allievi a superare gli egoismi e a diventare a loro volta capaci di autentico amore”. Non è facile essere “capaci di autentico amore”, così come non è facile essere dei buoni musicisti. Ci vuole impegno, dedizione, passione. Bisogna provare fino a stancarsi e, soprattutto, dare spazio al cuore. La nascita della banda non è soltanto una iniziativa di carattere culturale, al pari di altre. È un investimento di risorse per la nostra martoriata terra che ha bisogno dell’aiuto di ognuno di noi per ritrovare dignità ed orgoglio. Anche questa è una ricerca che comporta sacrificio, ma noi, come Chiesa, non possiamo sottrarci a questo compito di guida e di educazione dei futuri cittadini che, animati dallo spirito cristiano, possono coltivare quelle virtù di cui ha tanto bisogno il Paese. Come ha opportunamente evidenziato nella sua lettera pastorale il nostro Vescovo, Monsignor Beniamino Depalma: “Notiamo quotidianamente che lo spazio per l’educazione, oggi, è posto nei confini della scuola, delle palestre, degli oratori ma ha perso, per lo più, i collegamenti con la vita ordinaria della comunità. Il confinamento suona come un’intollerabile separazione, come un carcere di cristallo, che c’è ma si nasconde nell’ordinarietà della vita consumata. Si va nei luoghi citati perché lì viene prescritto qualcosa da fare; c’è un programma da seguire; c’è qualcuno da ascoltare. Non si va mai in questi luoghi perché è lì che si produce un pensiero, che si elaborano idee, in cui, gradualmente ma perennemente, si coltiva (coltura-cultura) un germoglio di novità». La nostra banda vuole essere germoglio che aiuta a crescere i giovani, educandoli ai veri valori e, perché no, diventando punto di riferimento “per la ricostruzione di un tessuto di legalità nelle città”. “Da questo punto di vista – scrive il Nostro Vescovo - la comunità cristiana è chiamata ad essere punto di partenza di una fitta rete, che da un lato valorizza l’apporto dell’associazionismo cattolico, dall’altro si avvalga del vissuto ordinario delle famiglie, delle comunità scolastiche, delle agenzie del tempo libero, delle realtà del terzo settore e della società civile, delle istituzioni. L’educazione del cuore ci abilita a cogliere intorno a noi i luoghi che possono divenire territori umani, grazie ad un’opera di decodificazione degli elementi più negativi e la collocazione dei nostri stili di vita in un contesto di reciprocità e di cooperazione”. Se riusciremo a vivere, con consapevolezza, questa dimensione potremo davvero considerare di aver raccolto la sfida dei tempi nuovi. Don Francesco Feola