A cura della Redazione
Il 23 aprile a Roma come a Pompei si celebrava “Vinalia priora”, vale a dire la festa del vino nuovo, dedicata alla devozione per Bacco insieme a quella per Venere in un rituale dal significato (civile e religioso) che alla libagione del vino nuovo faceva coincidere lo sposalizio della vergine. A Pompei, città rinomata dell’impero romano per la produzione ed il commercio del vino, bevanda molto consumata nell’antichità ed ingrediente fondamentale per la conservazione dei cibi e nella farmaceutica, il rito della degustazione dei vari tipi di vino d’annata era accompagnato al sacrificio di animali agli dei e dalla congiunzione in matrimonio di vergini e sposi. L’enigma misterico che abbina la devozione per Bacco e Venere al compimento dello sposalizio è stato spiegato da Mariette de Vos nel corso di una recente conferenza tenuta presso l’Auditorium degli Scavi archeologici per l’associazione internazionale Amici di Pompei. La docente dell’Università di Trento, avvalendosi di immagini similari raffigurate su oggetti di epoca successiva (coppe, bottiglie ecc.) ha interpretato il significato dell’affresco del Ninfeo di una domus del terzo secolo, sita sotto la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo al Celio. Esso ritrae Venere tra due figure, una delle quali è Marte (o Dionisio o Bacco) e l’altra una donna in abito nuziale. La studiosa ha fatto anche notare la straordinaria somiglianza della dea dell’Amore del trittico con la Venere in Conchiglia ritratta in una villa di Pompei, che ha preso il nome dal famoso dipinto. La montagna alle spalle dei personaggi raffigurati nell’affresco è il monte Garo che identifica il sito ricorrente per il compimento del doppio rito, vale a dire il territorio tra Baia e Pozzuoli. Ad aprile a Roma si fermavano i lavori del senato ed i notabili insieme ai ricchi patrizi si allontanavano dalla capitale dell’impero per recarsi a Baia, il luogo di villeggiatura alla moda dell’impero, località amena e di piacere dove i potenti dell’epoca facevano la bella vita, incontravano le escort e libavano con ostriche e novello vino gaurarum. Soprattutto partecipavano alle feste propiziatorie alle cerimonie nuziali delle protette dell’epoca che si tenevano insieme al vinalia per richiamare il buon auspicio. MARIO CARDONE