A cura della Redazione
Le componenti di maggioranza si sono presentate divise al congresso del Partito Democratico di Pompei. Da una parte figura “Unità e Impegno” che fa capo a Carmine Lo Sapio. Formazione che si è alleata con il vicesindaco Claudio Alfano e gli amici del segretario uscente Domenico Mancino (fedelissimo di Claudio D’Alessio). Hanno vinto il congresso imponendo il segretario (Vincenzo Mazzetti) conseguendo la percentuale del 69,7% su 429 votanti. Peggio, invece, la componente ispirata dal presidente del consiglio comunale, Ciro Serrapica, che raccoglie circa il 30% dei consensi. Dopo il congresso, tutti, a partire dal neo segretario, hanno buttato acqua sul fuoco (per la verità tiepido) della divisione interna che si sarebbe formata dentro alla maggioranza di governo della città. Alla fine resta ferma la considerazione di sintesi che la componente politica di comando a Pompei non si è presentata compatta per il congresso del partito di centrosinistra. Da una parte si è candidato il “Laboratorio democratico” vicino a Serrapica. Sul fronte opposto, tutti gli altri amministratori cittadini. Non conosciamo i retroscena ma è incontestabile il fatto che gli amici di Claudio D’Alessio (Mancino, Alfano ed altri) all’alleanza con il presidente del consiglio comunale hanno preferito quella dell’antico alleato, Carmine Lo Sapio, che presentava i numeri migliori anche ai fini della stabilità del quadro istituzionale. Insomma è stato rimesso in sesto l’asse D’Alessio/Lo Sapio. La conseguenza è che a questo punto qualcuno farebbe bene a preparare le valigie. Altra questione attiene al raggruppamento “Unità e Impegno” che nato come un gruppo consiliare è diventato un vero e proprio partito locale. Il fatto, però, è che si muove a sei zampe come il cane Agip. Due zampe nel centrodestra, due dentro al Partito Democratico e le restanti nell’autonomia locale. E’ tempo che Lo Sapio ed i suoi comincino a domandarsi che cosa vogliono fare da grandi, e soprattutto se veramente intendono restare uniti, perché la politica dei due (anzi tre) forni non può durare in eterno. MARIO CARDONE