A cura della Redazione
La pioggia torrentizia di sabato scorso ha fatto danni all’impluvium (parte alta) della casa di Giulio Polibio all’interno degli Scavi di Pompei. Sono cadute dall’alto schegge di legno a causa di una lesione di una trave, provocata dalla forte pioggia. Incidente che se ha creato qualche minuto di tensione non ha fortunatamente fermato l’iniziativa concomitante con l’ingresso gratuito negli Scavi. Durante la visita della casa, gli ospiti sono stati bendati ed accompagnati in un percorso buio all’interno della domus - che prende nome dal proprietario, il ricco liberto Giulio Polibio - aperta da giugno ed inserita in un percorso multimediale, corredato da installazioni sonore e ologrammi. I visitatori hanno risposto numerosi ed entusiasti all’invito della Direzione degli Scavi senza farsi intimorire dalle avversità del maltempo, mentre è stata prudentemente transennata l’area di pericolo. Dopo La visita al buio, le guide “non vedenti”, Enrico Mosca e Antonella Improta dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Napoli, hanno raccontato agli ospiti la percezione della realtà attraverso il tatto, l’olfatto, l’udito, fondamentalmente senza l’utilizzo della vista. Un’esperienza singolare che ha fatto viaggiare i vivistatori nello spazio e nel tempo, non attraverso la visione ma grazie al prodigio in cui si amplifica la forza degli altri sensi, enfatizzando ulteriormente la misteriosa dimensione delle cose. E’ stato un esperimento unico nel suo genere, realizzato per la prima volta nell’area archeologica vesuviana. Il boato dell’eruzione, lo scrosciare del vento, i versi degli animali, la voce di Giulio Polibio registrati dall’installazione sonora, gli utensili e gli arredi della domus esposti in copia per mettere alla prova il tatto, gli odori e gli effluvi del bergamotto e del ginepro diffusi per la casa e nel giardino, sono stati elementi di percezione contaminata dai sensi restanti (oltre la vista) ed espansi nel percepire la realtà. MARIO CARDONE Sabato 25 settembre,in occasione della prima delle Giornate Europee del Patrimonio (con ingresso gratuito ai musei e siti archeologici) negli Scavi di Pompei, presso la Domus di Caio Giulio Polibio, si è svolto un interessante esperimento: offrire ai visitatori la possibilità di utilizzare tutti e cinque i sensi per esplorare la casa. Infatti il percorso sinestetico è cominciato proprio schermando quello tra i sensi che sarebbe stato maggiormente coinvolto: la vista. Dopo un primo imbarazzo dovuto proprio alla necessità prima di affidarsi ad altri elementi per trovare equilibri e muoversi in un ambiente sconosciuto, ci siamo affidati al suono della voce del Prof. Claudio Salerno, ideatore dell’iniziativa e direttore dell’Istituto per la Diffusione delle Scienze Naturali. La visita al buio, il “Percorso dell’anima” è stato reso possibile grazie al supporto di guide specializzate “non vedenti”, Enrico Mosca e Antonella Improta dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Napoli che ci hanno guidati nei vari ambienti della Domus. I suoni della vita quotidiana, riprodotti utilizzando gli oggetti dell’epoca ritrovati durante le operazioni di scavo, hanno costituito la traccia audio del percorso. Lo stesso Giulio Polibio ci ha accolto nella casa attraverso un’immagine olografica che la benda non ci ha consentito di ammirare ma attraverso le sue parole abbiamo potuto immaginarne la ricchezza, la spensieratezza dovuta all’agio, la certezza nelle acquisizioni materiali e non. Nihil durare potest… Ma nulla è per sempre, almeno nell’amara consapevolezza di quanti hanno improvvisamente perso l’orizzonte del domani, spazzato via dalla forza della natura. Passo dopo passo l’incertezza dell’incedere lasciava spazio alla compenetrazione con gli abitanti della casa, con una ragazza di 17-18 anni in attesa del primo figlio che a giorni avrebbe visto la luce e a cui è invece toccato spegnersi dopo circa 7 minuti dalla morte della madre. La visita si è conclusa nella stanza nella quale si erano rifugiati gli abitanti della casa sperando di trovare la salvezza, tra i loro rievocati lamenti, col suono di un battito cardiaco che segnava la distanza con la morte, nella visione della ragazza in attesa la cui vita ha trovato una ragione nel momento del suo ritrovamento, attraverso il monito:” Nihil durare potest”… La forza dell’eruzione prorompe, nel nostro animo: se tutto questo succedesse ancora? GIOVANNA OSTINI