A cura della Redazione
Gli scavi di Pompei e gli altri siti archeologici vesuviani resteranno chiusi per due ore (dalle ore 8,30 alle ore 10,30) nella giornata di giovedì. La misura, annunciata dalla Sanp, si è resa necessaria al fine di consentire lo svolgimento di un’assemblea dei lavoratori. All’ordine del giorno l’organizzazione del lavoro, le iniziative per prevenire pericoli di crolli e la sicurezza sul lavoro dei siti archeologici frequentati dai turisti. In poche parole, i sindacati puntano a conquistare un tavolo di concertazione con una Soprintendenza archeologica al momento riluttante perché mancano orientamenti dall’alto, in attesa della sostituzione di Sandro Bondi al Ministero dei Beni Culturali. I sindacati dei tecnici e dei custodi hanno l’abitudine consolidata di programmare con la direzione degli scavi archeologici vesuviani progetti di valorizzazione turistica (che comportano straordinari ed indennità aggiuntive per il personale) in prossimità della bella stagione. Quest’anno non ci sono iniziative in cantiere. Anzi, a qualche mese dai crolli (il più emblematico è stato quello del Collegium Juventutis Pompeianae del 6 novembre del 2010) è tornata l’indifferenza generale sul futuro dell’area archeologica di epoca romana più importante e visitata al mondo. Torna la richiesta di un manager amministrativo (precedentemente questa figura è stata interpretata dal direttore generale o dal commissario straordinario) in grado di provvedere alla la tutela del sito archeologico. “Pur dotato di un incasso medio annuo di oltre 25 milioni di euro, Pompei non sarà mai in grado di avere fondi sufficienti per programmare autonomamente interventi di restauro, perché gli introiti rivenienti dai ticket d’ingresso sono distribuiti negli altri siti dalla Sanp, come è stato recentemente per il Museo del castello di Baia”. Argomenta il sindacato Cisl che lamenta, inoltre, la chiusura di domus antiche mentre la direzione degli scavi di Pompei ha responsabilizzato il personale di vigilanza ad interdire, a titolo precauzionale in caso di nubifragio, l’ingresso dei visitatori negli edifici antichi pericolanti. MARIO CARDONE