A cura della Redazione
Non ha funzionato, nel corso dell’ultimo fine settimana, la strategia del ramoscello d’ulivo con l’arcivescovo-prelato di Pompei, Carlo Liberati, che a quanto si dice é fermo sulle sue pregiudiziali nei confronti del sindaco di Pompei Claudio D’Alessio. Una delegazione dell’amministrazione comunale è stata in visita ufficiale alla comunità cattolica pompeiana. La guidava il presidente del Consiglio comunale, Ciro Serrapica. La delegazione era inoltre composta dal capogruppo del Partito Democratico, Domenico Mancino, e dal suo collega del Popolo della Libertà, Michele Genovese. Probabilmente l’esecutivo cittadino confidava con quella missione, avviata forse non a caso in pieno clima pasquale, un miglioramento dei rapporti di vertice tra Chiesa e Comune che non sono stati mai ad un livello così precario. Recentemente, nel corso delle manifestazioni pubbliche, Liberati non ha risparmiato invettive al ceto politico locale, dedicando apprezzamenti poco lusinghieri al primo cittadino, a cui ha sempre attribuito i pesanti fallimenti del suo mandato amministrativo riguardo ai beni della Chiesa, ma specialmente la disdetta dell’affitto dell’Hotel del Rosario da parte di un noto operatore turistico locale. Relativamente al recente incontro, è stato mantenuto dai partecipanti il massimo riserbo. E’ trapelato tuttavia che il colloquio tra l’Arcivescovo e la delegazione comunale è stato cordiale. Guai però a fare il nome di D’Alessio che Liberati si rabbuiava e cambiava immediatamente d’umore. Non c’è nulla da fare. Pare proprio che i caratteri dei due leader pompeiani siano inconciliabili. Però, si deve argomentare che mentre il primo cittadino di Pompei le tenta tutte per incanalare i rapporti tra i due Enti (Comune e Chiesa) sul binario della regolarità, almeno formale, Liberati non ci sta. Perde spesso il controllo quando si riferisce alla controparte politica. Molte volte non salva neppure le apparenze, tanto d’aver perso in popolarità nell’opinione pubblica locale e nell’ambito dello stesso ceto religioso. MARIO CARDONE