A cura della Redazione
Dopo la pubblicazione della nota di sdegno della soprintendente archeologa, Maria Elena Cinquantaquattro, contro la denuncia del personale degli scavi di Pompei sulla prima pagina di un quotidiano nazionale, è toccato alle organizzazioni sindacali diramare un comunicato stampa in cui hanno difeso con altrettanta veemenza la dignità dei custodi. “Il contributo fornito dal personale degli scavi in circa venti anni ha consentito l’abolizione della chiusura settimanale del lunedì e di tutte la festività nazionali (Natale, Capodanno e il 1° Maggio), e dal 2001 anche il prolungamento di un’ora di apertura giornaliera, comportando un aumento del numero di turisti e gli incassi della soprintendenza archeologica (in media 22 milioni di euro l’anno, ndr). Il tutto anche a beneficio dell’indotto turistico del territorio”. Si legge nel documento sindacale, distribuito negli uffici di Villa dei Misteri e di San Paolino. I sindacalisti fanno il loro dovere nel mettere in evidenza il sacrificio del personale adibito alla custodia del museo pompeiano a cielo aperto, e nel difenderne l’integrità professionale. Anche se bisogna riconoscere che sulle loro trasgressioni al regolamento ed alla correttezza c’è tutta una letteratura internazionale che non è servita da sola a fermare il fenomeno della corruzione di cui è intrisa, purtroppo, tutta la società italiana. Serve però ricordare che il predecessore della Cinquantaquattro (Guzzo) era riuscito a farsi odiare da tutti i custodi (compresi i sindacalisti) nel tentativo estremo di limitare il fenomeno di corruzione e accattonaggio che investe una percentuale, anche se limitata, del personale. Si deve anche ricordare che il Governo di Berlusconi e Bondi, qualche anno fa, proprio per eliminare il degrado degli Scavi, costituito dal microcosmo circostante (custodi, guide turistiche, parcheggiatori e tassisti abusivi, chioschi, bancarelle e chiammisti) aveva pensato bene di commissariare l’area archeologica. Dopo l’inizio (con il prefetto Profili) che portò a qualche risultato significativo, i due commissari che si sono succeduti in cinque anni di gestione hanno preferito dedicarsi alla valorizzazione del sito (peraltro utilizzando soldi destinati alla manutenzione ed al restauro), abbandonando la lotta a degrado ed al malcostume, senza dubbio meno gratificante dell’inaugurazione di mostre culturali e teatri all’aperto. MARIO CARDONE