A cura della Redazione
“E’ una vergogna che una città turistica come Pompei, che ospita ogni anno quasi cinque milioni di persone (suddivise tra pellegrini e visitatori degli scavi archeologici, ndr) non sia stata dotata di validi presidi per il superamento delle barriere architettoniche”. Gli strali di Mario Veglia, presidente comprensoriale dell’associazione dei non vedenti, sono rivolti, questa volta, alle tre stazioni ferroviarie di Pompei (due della Circumvesuviana ed una della Ferrovia dello Stato) che non sono dotate di ascensori per disabili, Così succede, molto spesso, che i turisti in carrozzina sono costretti a rinunciare a sostare a Pompei, se non hanno la fortuna di arrivare in compagnia di una consistente schiera di amici che si facciano carico del loro trasporto “a braccia” nei sottopassaggi forniti di numerosi scalini che precedono l’uscita. Per essere precisi, mentre la stazione ferroviaria di piazza 24 Marzo (dove arrivano i convogli Trenitalia) è dotata di un ascensore, che però non è funzionante da anni, le altre due stazioni (della Circumvesuviana), che con linee ferroviarie diverse servono gli utenti diretti al Santuario della Vergine di Pompei e quelli che vanno al famoso parco archeologico ricavato alle falde del Vesuvio, un ascensore non l’hanno avuto mai. La cosa peggiore è che una situazione del genere, altrove, avrebbe sdegnato qualsiasi comunità che voglia qualificarsi civile. La questione a Pompei, invece, non è mai stata all’ordine del giorno degli Enti istituzionali (Soprintendenza, Santuario e Comune) che mettono in campo iniziative di promozione turistica evidentemente contraddittorie. Ad onor del vero, nella cittadina vesuviana le campagne a favore dei disabili non hanno sortito mai grande successo. Basti citare l’esempio fallimentare dell’iniziativa di dotare le aree di parcheggio pubblico del cartello “se vuoi il mio posto prendi il mio handicap” come è stato fatto in molti centri campani: si decise di toglierli poco dopo averli installati a causa delle numerose proteste da parte di chi temeva che in questo modo sarebbero state scoraggiate le soste “commerciali”. In quale altro città succede una cosa del genere? MARIO CARDONE