A cura della Redazione
Il manifesto a firma del presidente del Consiglio comunale, Ciro Serrapica, nel quale attacca duramente l´Arcivesco Carlo liberati (foto), ha suscitato una serie di polemiche. Anche se ha dato il via ad un utile dibattito sul corretto rapporto tra il Comune (ente laico) e la Chiesa (ente religioso) in una città formatasi nella tradizione di Bartolo Longo. Sul piano politico, i primi a dichiararsi contro sono stati gli esponenti del PdL. Un loro comunicato ha stigmatizzato l’adozione del logo della Città di Pompei per un’iniziativa non condivisa. La posizione del Popolo della Libertà è che bisogna rapportarsi alla Curia Vescovile ed alla Soprintendenza Archeologica avendo presente “che queste istituzioni sono una ricchezza per la Città e non un nemico, come scrive Serrapica”. Il comunicato di Genovese, La Marca e compagni deplora l’incapacità politica del sindaco di Pompei nel gestire proficuamente il rapporto con questi due Enti. “I continui battibecchi tra Monsignor Liberati e Claudio D’Alessio sono sempre stati alla luce del sole e di nocumento ad entrambe le istituzioni - tuona il coordinamento PdL -. Riteniamo che la posizione del Comune debba essere improntata al rispetto delle reciproche competenze”. Il documento degli azzurri, che hanno tre consiglieri comunali (di cui uno autosospeso ed un altro eletto nelle liste UdC) finisce col chiedersi: ”Questi attacchi improvvisi del Sindaco, che si nasconde dietro l’ariete Serrapica, sono assolutamente ingiustificati e fuori luogo, o forse nascondono problemi che non conosciamo?”. A questo punto il documento fa riferimento ad “oscure trame su altri importanti progetti che coinvolgono le proprietà della Chiesa”. Il riferimento è soprattutto al business legato all´Hotel del Rosario, tra Arcivescovo di Pompei e l´imprenditore pompeiano Franco Tedesco, assistito dallo studio dell’avvocato D’Alessio, sindaco di Pompei. Affare sfumato nel litigio e conseguente ricorso giudiziario. Effettivamente il primo cittadino di Pompei ha commesso in alcuni casi l’errore di confondere professione e politica. Bisogna anche concordare che dopo il rovinoso fallimento del business sono andati giù i rapporti tra il sindaco e l’Arcivescovo. Resta oggettivamente l’incontinenza verbale come dato caratteristico dell’alto Prelato, che molte volte ha messo in disagio i suoi più stretti collaboratori. Liberati nei suoi interventi contro l’Amministrazione e le entità superiori (specie quando governava il centrosinistra) ha troppo frequentemente trascurato la dignità della sua missione. A questo punto non possiamo condannare Serrapica di avergli ricordato il suo ruolo. Lo stesso Genovese, pare, lo abbia accompagnato nel recente incontro di Pasqua. Il presidente del Consiglio avrebbe, però, potuto trovare tempi e forme più opportune, ma questo è un altro discorso. Un manifesto di duro attacco all’Arcivescovo fu concepito qualche anno fa anche in ambito Forza Italia (quindi la linea politica cambia a secondo delle opportunità). Ricordiamo che il suo estensore fu estromesso dalla segreteria da Sandro Bondi. Toccherà anche a D’Alessio una tiratina d’orecchi da parte di Casini? Staremo a vedere. MARIO CARDONE La foto è tratta da www.santuario.it