A cura della Redazione
Una delibera della Corte di Conti ha, di fatto, imposto il commissariamento degli scavi di Pompei e di altri siti archeologici vesuviani e romani. Un comunicato della segreteria generale del sindacato Uil fornisce la notizia che é destinata a rinvigorire una polemica ancora aperta sulla gestione commissariale degli Scavi di Pompei, che ha avuto l’epilogo nella ristrutturazione del Teatro Grande costata, secondo alcuni, più del preventivato e danneggiando strutture archeologiche preesistenti. L’occasione è servita anche a bocciare buona parte della gestione Mibac del triennio sotto osservazione. Troppi commissariamenti al Ministero dei Beni Culturali e più specificatamente agli Scavi di Pompei. Il triennio che va dall’estate 2008 all’estate 2010 è stato caratterizzato, per la Corte dei Conti, dall’anomalia della decretazione di Protezione Civile (vale a dire decretazione d’urgenza utilizzata in casi di calamità, come il terremoto in Abruzzo, che prevedono procedure abbreviate ma anche minori garanzie in termini di ribassi dei costi e come presidio di legalità). Le gestioni commissariali del Ministero dei Beni Culturali hanno riguardato, oltre che l’area archeologica di Pompei e degli altri siti vesuviani, la Domus aurea e le aree archeologiche di Roma - Ostia Antica. In merito al Commissariamento dell’area archeologica di Pompei, che ha visto al timone della zattera berlusconiana, studiata per portare l’archeologia vesuviana fuori dai mari dell’emergenza, prima l’ex prefetto Renato Profili e poi il collaboratore di Bertolaso, Marcello Fiori, è il caso di sottolineare che la Sezione di controllo preventivo di legittimità della Corte dei Conti (delibera 16/2010) ha verificato che “i presupposti per la dichiarazione dello stato di emergenza fossero sostanzialmente assenti”. Alla fine sono da considerarsi illegittimi, o per lo meno non giustificati, gli atti di amministrazione straordinaria decretati con fondi della Soprintendenza di Pompei che vanno da luglio 2008 a luglio 2010. In generale, l’attività svolta dai commissari delegati si è sovrapposta a quella delle soprintendenze archeologiche competenti. Inoltre, sono state criticate dalla Corte le riforme organizzative del Ministero che ne hanno mutato l’assetto accorpando Direzioni Generali, creandone nuove, e “Direzioni regionali” con funzioni di raccordo tra soprintendenze e Ministero. Criticata anche la capacità di spesa. Alla fine, secondo la Uil, le considerazioni della Corte devono costituire per il ministro Giancarlo Galan una base utile per correggere la rotta della governance ministeriale, se non si vuole continuare ad assistere ad inutile sperpero di denaro pubblico. MARIO CARDONE