A cura della Redazione
Il botta e risposta sul Corriere della Sera tra Gian Antonio Stella e la senatrice PdL, Diana De Feo, ha evidenziato la situazione che si è venuta a determinare agli scavi archeologici di Pompei: dopo che é stata spesa una cifra enorme (molto di più di quanto preventivato) per il restauro del Teatro Grande, è stato deciso di non utilizzarlo nella prossima stagione estiva. Dopo il danno (se la magistratura si esprimerà in questo senso) seguirà la beffa per gli operatori ed il ceto turistico che vive in simbiosi con le vicende del famoso monumento a cielo aperto. La senatrice De Feo, nella lettera al Corriere, ha spiegato che al Teatro Grande non sono stati apposti i sigilli. La Guardia di Finanza è intervenuta solo per mettere sotto sequestro il materiale di cantiere. Un dato di fatto che, come è ben noto alla De Feo, dovrebbe risultare a tutta la sua parte politica che regge il governo del Paese insieme a quello della Regioen Campania e della Provincia di Napoli. A questo punto sorge una domanda: come mai, dopo il forfait del San Carlo, alle cui manifestazioni estive era stato vincolato l’intervento di restauro del Teatro Grande, quest’anno, per la prima volta dopo molto tempo, il governo regionale non ha stanziato neanche un euro per gli spettacoli della stagione estiva nel suggestivo scenario archeologico vesuviano? In questo modo, a parte il danno d’immagine, è stata deliberata la crisi dell’economia locale (alberghi, ristoranti, bar e negozi di souvenir) della Costa del Vesuvio, che già non se la passa alla grande. L’economia vesuviana si nutre della forza di attrazione turistica degli scavi archeologici vesuviani che è potenziata ogni anno da manifestazioni serali che sono una tradizione consolidata del Teatro Grande. Per quanto riguarda l’indagine giudiziaria ancora in corso, risulta che un perito del Tribunale di Torre Annunziata, nei giorni scorsi, ha ispezionato il teatro degli scavi e steso una relazione a disposizione del magistrato competente. Sicuramente, a processo concluso, saranno esaminate le fasi di restauro che sono oggetto di contestazione tra Stella e la De Feo. Sapremo, per esempio, se sono o meno di cemento “gli osceni cordoli” fotografati da Stella nelle composizione delle gradinate, mentre parte della dirigenza SANP (Soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei) sostiene, al contrario, che i mattoni di tufo sono stati semplicemente legati al reticolo di ferro, a suo tempo commissionato da Maiuri per sostituire le gradinate mancanti. Erano strutture provvisorie su cui erano poste tavole di legno che sostenevano la moltitudine dei turisti, che insieme alla migliore gioventù napoletana era richiamata ogni anno a Pompei dalle novità di cartellone delle rappresentazioni teatrali in costume, concepite sulla base dei testi classici greci e latini. Strutture smontabili come era stato deciso nel corso della gestione Guzzo, nel quadro delle iniziative di tutela e a salvaguardia del monumento, che aveva priorità assoluta rispetto a qualsiasi altro obiettivo. Successivamente, con il commissariamento degli Scavi di Pompei, le priorità su cui è stato basato il restauro del Teatro Grande di Pompei sono evidentemente cambiate. MARIO CARDONE foto da www.pompeiisites.org