A cura della Redazione
Si procederà all’avvicendamento di assessore sulla poltrona dei lavori pubblici nel governo della città di Pompei? La voce gira insistente, da qualche giorno, per i corridoi della Casa comunale mariana. Per essere precisi ne parlano spesso in maggioranza, a partire dall’ultimo consiglio comunale, caratterizzato dalla vivace irruzione in aula dei commercianti del centro storico di Pompei, che protestavano contro l’istituzione del ticket per i bus turistici. In quella stessa occasione, per ben due volte, su altrettante delibere che riguardavano diversi argomenti, il consigliere comunale di maggioranza Maurizio Cipriano ha alzato la mano per il voto insieme all’opposizione, facendo credere a tutti che fosse passato dall’altra parte della barricata. Se fosse vero passerebbe da 2 ad 1 la compagine che fa capo alla lista civica “Popolari per Pompei”, che sostiene l’incarico nell’esecutivo dell’architetto Vincenzo Manocchio (foto). Se ne sono subito accorti gli amici (si fa per dire) di cordata, che probabilmente aspettavano al varco la ghiotta opportunità per rimettere in discussione gli equilibri di potere al fine di ricavarne qualche incarico in più nell’esecutivo di Claudio D’Alessio. “Se vogliono fare la conta dei consiglieri comunali, sappiano che sono in grado di far aumentare, anziché diminuire, la quota delle adesioni di amministratori aderenti alla mia lista”. La battuta, volutamente provocatoria, è di Carmine Cirillo, leader e artefice della lista civica “Popolari per Pompei”. Sull’argomento sta a significare che il navigato ex democristiano di Tre Ponti non teme il confronto sui numeri. In ogni caso Cirillo ha fatto notare, in difesa del suo alleato, che dall’inizio del suo mandato Cipriano ha proposto un progetto di politica commerciale che comprende parcheggi e flussi turistici, su cui non ha riscontrato il favore degli altri consiglieri di maggioranza. Ne consegue che lui, invece di desistere, ha preferito proseguire da solo la sua battaglia . “Il suo doppio voto contrario del 28 gennaio resta un caso isolato”. Conclude alla fine Cirillo, spiegando che è stata l’atmosfera di contestazione che si era creata a seguito dell’intervento in assise dei commercianti del centro di Pompei (suo ceto di appartenenza) anziché il contenuto delle delibere messe ai voti, a spingerlo al disimpegno di Cipriano. MARIO CARDONE