A cura della Redazione
In un quadro di preoccupazione per le difficoltà connesse alla formazione di un governo nazionale organico, che affronti le emergenze economiche e sociali dell’Italia, il risultato del voto del 24 e 25 febbraio scorsi è principalmente sotto osservazione a Pompei in funzione delle strategie che dovranno essere messe in campo da qui a poco in vista della tornata amministrativa che cade tra poco più di un anno. La prima considerazione di fondo è, appunto, che, data la situazione, è facile immaginare che il voto amministrativo locale potrebbe essere abbinato a quello politico nazionale, dal momento che non dovrebbe durare più di un anno il governo che nascerà con un prevalente compito istituzionale di fare una nuova legge elettorale, eleggere il Presidente della Repubblica (sperando che sia donna) e varare, possibilmente, una legge sulla corruzione che anche a Pompei potrebbe risolvere qualche problema. Per quanto riguarda il risultato politico, il centrodestra sbaraglia la concorrenza con il 41,8 per cento dei consensi. Il PdL è il primo partito nella città mariana. Il centrosinistra, invece, deve "accontentarsi" del 18,9 per cento delle preferenze. Risultati che non dicono nulla di nuovo sugli umori dell’elettorato di una città di provincia prevalentemente agricola-commerciale, con la quasi totale assenza di una tradizione operaia. Al contrario, il voto al centrodestra di Berlusconi, che ha fatto campagna elettorale sulla restituzione dell’Imu ed ha strizzato l’occhio agli abusivi di necessità e di mestiere, è stato premiante. A Pompei le ultime due votazioni amministrative, che hanno portato entrambe a vincere le coalizioni capeggiate da Claudio D’Alessio, sono state basate sui giochi d’interessi riguardanti la sanatoria delle 4 mila 500 pratiche di condono, che la dicono lunga sull’eredità di legalità dell’edilizia privata. Il fatto che una percentuale irrisoria delle medesime sia stata portata a conclusione, mentre il bilancio del Comune si prepara a fare i conti con le pretese della società Rina, che ha lavorato molto ma prodotto poco, in questi ultimi anni, sul piano dei risultati concreti, ha gettato un’ombra sul governo della città. Alla fine è la problematica urbanistica di piano (ticket dei bus turistici compreso) che segnerà il differenziale della prossima contesa elettorale amministrativa, dove il colore politico significherà poco come in passato, mentre prevarranno il radicamento nel centro storico ed i sei rioni in cui è suddivisa Pompei. Del resto la politica pompeiana è assortita di personaggi capaci di passare da un versante all’altro con la più grande disinvoltura. Alla fine anche a Pompei ha fatto testo il successo inaspettato (19,4 per cento) del movimento di Beppe Grillo, che potrebbe far da calamita alle diverse associazioni di quartiere sparse sul territorio. Sorprende il risultato inferiore alle previsioni dell’UdC(8,3 per cento), considerato che l’area di quella formazione politica è di riferimento del sindaco D’Alessio e della sua giunta, e di cui l’assessore regionale Pasquale Sommese (secondo nella lista che ha portato in Parlamento il capolista Buttiglione) è il nume tutelare. MARIO CARDONE