A cura della Redazione
Pesanti critiche alla Direzione della soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei sono state sollevate dai sindacati aziendali Cisl e Uil. Mettono in evidenza che nel famoso parco archeologico vesuviano sono state poste in essere esclusivamente operazioni di facciata, mentre continuano gli sprechi di denaro pubblico. Non è piaciuta ai sindacati la decisione di sostituire gli attuali contenitori per la raccolta differenziata installati agli scavi di Pompei, così come disposto, nel 2010, dall’ex Commissario Marcello Fiori, con altri che hanno di diverso solo la forma ma non offrono alcun servizio innovativo. “Si parla tanto di spending review ma nessuno ricorda il caso Pompei, ignorando che quest’area, patrimonio dell’umanità, rappresenta un’evidente esempio di spreco di denaro pubblico e di malgoverno - si legge nel documento diffuso ieri dai due sindacati aziendali -. Parlando del “Grande Progetto Pompei” finanziato dall’Unione Europea per 105 milioni di euro, si omette di ricordare che esso stenta a decollare, tant’è che finora sono stati aperti tre cantieri dei cinque preventivati in due anni, per un totale di spesa inferiore a 5 milioni di euro”. Il parere dei sindacati, che operano in perenne contrasto con la direzione degli scavi di Pompei, è che in quel sito regna una confusione senza precedenti, con il rischio fondato che si perda il finanziamento. I dirigenti ministeriali che si sono avvicendati a Pompei, il più delle volte hanno messo in atto un piano di gestione che ignora il precedente. Segue nel documento sindacale una sfilza di esempi, partendo dalle famose archeo-ambulanze, che sono costate più di cento milioni di lire, fino ai prefabbricati in rione San Paolino. Dal deposito archeologico di Porta Nola alla struttura in acciaio e vetro all’ingresso di Porta Anfiteatro, che doveva funzionare come biglietteria ed area di accoglienza. Dall’Antiquarium degli Scavi di Pompei, restaurato negli anni ´80 con i fondi per la ricostruzione post-terremoto e mai utilizzato, al restauro del Teatro Grande con i suoi costosi allestimenti, utilizzati per una sola stagione. Dal restauro della Casina dell’Aquila all’Antiquarium di Ercolano. La circolare sindacale prosegue con il racconto delle “magnificenze” della gestione commissariale e del progressivo degrado del patrimonio archeologico vesuviano fino al crollo della Schola Armaturarum. “Adesso basta, a pagare non devono essere solo i lavoratori - è l’argomentazione del sindacato Mibac -. Quando un lavoratore dipendente sbaglia è giusto che paghi, però devono pagare anche i dirigenti che non si dimostrano all’altezza del compito o arrecano danno al patrimonio pubblico”. MARIO CARDONE