A cura della Redazione
“Considerazioni di carattere economico” sono alla base della decisione della nuova amministrazione comunale di Pompei, guidata dal sindaco Nando Uliano, di spostare fuori da Palazzo De Fusco aziende ed istituzioni site al secondo piano del Municipio. Lo stesso Uliano ha comunicato che il motivo dello “sfratto” ai quattro "ospiti" riviene dalla gratuità della concessione dei prestigiosi locali siti nel centro storico. Stato di fatto che per Uliano e compagni risulta stridente con l’esborso di grosse somme (oltre diecimila euro al mese) per il fitto di locali che ospitano gli uffici comunali. Le difficoltà del bilancio del Comune non sono una novità per i tecnici, anche se sconosciute ai più. Hanno in ogni caso orientato verso tagli impopolari anche in passato, considerato che se da una parte è stato ceduto il secondo piano in comodato d’uso, allo stesso tempo è stato disdetto il contratto di fitto della palazzina che ospitava il centro sociale Gaudium a favore delle politiche giovanili per anziani e disabili. Tra gli attuali sfrattati dal Comune figura il Centro Internazionale Studi Pompeiani del docente dell’Università Suor Orsola Benincasa Umberto Pappalardo. Occupa un’elegante sede con il Fondo Biografico di Amedeo Maiuri (libri, carteggi, foto, medaglie, quadri e appunti di scavo del famoso archeologo). Pare che Uliano abbia proposto a Pappalardo di tornarsene con libri e cimeli nella palazzina del Comune di Civita Giuliana, dove era allocato il Centro prima di Palazzo De Fusco, ma lui abbia risposto picche per motivi pratici e di prestigio. A sostegno di Pappalardo e del Centro Internazionale Studi Pompeiani è sceso in campo l’architetto Federico Federico, che ha bacchettato in latino (“damnatio memoriae”) il povero Uliano. Gli ha fatto sapere che se non rivede la decisione dello sfratto, il Centro di Pappalardo cambierà città nella stessa direzione di Icomos (altro ente ospitato nel Comune). Potrebbero, a quanto riferisce Federico, approdare entrambe in villa Maiuri. Passando a Pompei, c’è una grande differenza nella gestione immobiliare dell’amministrazione Uliano rispetto a quella di D’Alessio, che aveva intenzione di trasformare Palazzo De Fusco in un centro di rappresentanza dove ricevere ospiti di prestigio, organizzare eventi, stipulare gemellaggi e concedere cittadinanze onorarie. Sul fronte opposto, il “sindaco boy scout” si è fatto carico di un bilancio in enormi difficoltà rivedendo (anzi smontando) il mecenatismo targato D’Alessio. Rischia evidentemente l’impopolarità in qualche ristretto circolo culturale. Però in questo ambito c’ è da chiedere se non è il caso di rivedere qualche scelta passata forse troppo affrettata. E’ il caso dell’abbandono che sta portando alla chiusura del Museo Vesuviano, sito nel villino Bartolo Longo. Avrebbe, secondo molti, tra cui lo stesso Federico, potuto costituire (se pubblicizzato e valorizzato) un volàno di sviluppo turistico nel richiamare in centro storico molti visitatori degli scavi. Notoriamente l’abbinamento della visione di Pompei antica alla causa naturale della sua tremenda distruzione (il Vesuvio) funziona sempre nell’immaginario collettivo. L’iniziativa, in collaborazione con la Chiesa di Pompei, potrebbe ripartire senza la necessità di un nuovo finanziamento, su una base scientifica consolidata. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2