A cura della Redazione
Estate 2014 nel segno del cambiamento a Pompei, con un protagonista d’eccezione: Diego Marmo, ex magistrato che ha accettato di impegnarsi “perché Pompei rappresenta un biglietto da visita della cultura italiana”. Secondo l’ex capo della Procura oplontina ed attuale assessore al comune mariano, siamo chiamati tutti a dare il nostro contributo di civiltà. In primis per quanto riguarda la qualità e il valore dell´accoglienza nella gestione delle risorse turistiche di un sito archeologico che vanta due milioni e cinquecentomila visitatori l´anno che si sommano alle presenze non certamente inferiori del Santuario della Beata Vergine del Rosario dove, anche se mancano statistiche ufficiali, cresce costantemente la consistenza numerica dei pellegrinaggi (concentrati nelle manifestazioni liturgiche e nelle iniziative a carattere sociale a favore della famiglia, le nascite, gli anziani e le cosiddette fasce deboli). Il problema principe dell’amministrazione comunale di Pompei è, fin dalla sua fondazione, è quello di collaborare alla pari con queste due blasonate istituzioni nell’accoglienza ordinata e disciplinata della popolazione “aggiuntiva” (mediamente 10 mila persone al giorno) che quotidianamente si annette e si confonde con quella locale. Una cosa facile a dirsi ma difficile da realizzare, tanto è vero che, salvo qualche parentesi circoscritta, nessuno c’è mai riuscito. Va sottolineato, inoltre, che il governo di Pompei non prende neanche un euro da quello nazionale per i servizi che presta collegati all’accoglienza (manutenzione di strade, verde pubblico, direzione del traffico e della sicurezza, igiene urbana). E’ un mare magnum di potenziali interventi che riguardano la legalità in cui Marmo si sta muovendo, con la prudenza del buon padre di famiglia, cercando di conoscere, capire e convincere, prima d’indurre il primo cittadino a decretare e sanzionare. “Chiedo alla stampa di collaborare con me in un’operazione di radicale cambiamento culturale del ceto commerciale di Pompei”. Sull’argomento Marmo ha ricevuto carta bianca dal sindaco Uliano, che ha fatto della legalità la bandiera elettorale ed ora si confronta co i problemi reali. Bisogna dire che i primi segnali sono positivi anche se è risaputo che i conti si fanno alla fine. Altro cambiamento di clima riguarda il rapporto tra le istituzioni, che pare stia migliorando gli ultimi tempi (specie tra Comune e Soprintendenza archeologica) nell’interesse univoco di potenziare l’immagine complessiva di Pompei che per il potenziamento turismo internazionale ha bisogno del rispetto delle regole del gioco, mentre quello religioso si nutre di compostezza, silenzio che aiutano il raccoglimento interiore. Marmo ha accettato la sfida ed è all’opera anche in questi giorni di agosto su due versanti: innanzitutto quello dei “chiammisti”, colorita ed atipica attività “promozionale” che ha luogo in prossimità degli ingressi degli scavi archeologici, con risvolti talvolta illegali. Altro elemento riguarda il contrasto al frastuono notturno originato dalla movida locale, considerato che il rispetto del silenzio è alla base dell’attività di accoglienza del turismo religioso. L’assessore alla legalità ha intenzione di rilanciare le iniziative delle precedenti decretazioni prima di proporne di nuove. "Un decreto comunale contro i rumori notturni e la chiusura di bar e ristoranti a mezzanotte era già stato emanato – ha osservato – solo che manca la previsione della sanzione”. Problema più serio è quello dei chiammisti, ha spiegato l’ex magistrato. “Li ho già convocati e cercato di persuadere che un certo loro modo di operare è contro l’interesse comune”. Ha dichiarato Marmo. E’ prevedibile a questo punto che se non arriveranno risultati significativi l´assessore del sindaco Uliano si vedrà costretto a sostituire il guanto di velluto con il pugno di ferro. Altro argomento è quello della cosiddetta “Biblioteca Maiuri”. Un “tormentone” che ha invaso le terze pagine della stampa vacanziera. “Non si può dire, a mio modo di vedere, che si tratta di una biblioteca in senso organico – osserva Diego Marmo –. Si tratta, invece, di una raccolta di libri e appunti di scavo di estremo valore scientifico – ha concluso l’assessore - né si può affermare che fino ad oggi il “Fondo” abbia fatto cultura a Pompei, dal momento che restava quasi sempre chiuso al pubblico e non era frequentato. Tanto é vero che molti non sanno neanche della sua esistenza. E’ impensabile che un’amministrazione comunale conceda spazi riservati agli uffici pubblici ad altre Istituzioni mentre si trova costretto pagare il canone a terzi per il loro funzionamento”. Conclude Marmo, in piena sintonia con la recente iniziativa di disdetta del comodato gratuito da parte del sindaco Uliano. Questo problema potrebbe risolversi in un´ opportunità positiva per il rilancio della casa–museo di Bartolo Longo (che, ricordiamo, contiene già un´interessante sezione scientifica di vulcanologia sul Vesuvio) dando il via ad una nuova e proficua fase di collaborazione tra Comune e Chiesa (proprietaria del villino). MARIO CARDONE Twitter: @mariocardone2