A cura della Redazione

Durante la nottata tra il 6 e il 7 aprile 1906 una lingua di fuoco nata da una bocca effimera apertasi il giorno prima all’estremità Nord-Est dei Cognoli, diretta verso Boscotrecase, assunse proporzioni sempre più ragguardevoli e, percorrendo circa 285 metri l’ora, iniziò a minacciare seriamente l’abitato.

I pochi boschesi ancora rimasti in paese, resisi conto fin dalle prime luci dell'alba del pericolo che incombeva su di loro, decisero di raggrupparsi nella Cheisa del Rione Oratorio dedicata a Sant'Anna, patrona dell’abitato, per chiedere il patrocinio divino.

Il parroco, Don Carmine Russo, che non volle abbandonare la Chiesa, valutata la richiesta dei parrocchiani che chiedevano di portare incontro alle lave la statua di Sant'Anna, organizzò subito il corteo di fedeli. Dopo pochi istanti una processione,
preceduta da una rozza croce di legno di cartapesta e seguita dalla statua della Santa patrona accompagnata da una gran folla di fedeli, si avviò penitente risalendo il Vallone Izzo invocando il miracolo. A mezzogiorno del 7 aprile, dinanzi alla statua di Sant’Anna, nei pressi del cimitero del paese, la lava, come per miracolo, sembrò arrestare la sua corsa donando così sollievo all’animo dei Boschesi.

Quasi tutti erano convinti che il pericolo fosse stato ormai scongiurato ed i più audaci che abitavano il rione Oratorio che, prudentemente, al mattino si erano allontanati verso Torre Annunziata, ritornarono alle loro abitazioni, riportandovi le masserizie.

Ma il Vesuvio non volle sapere ragioni, durante la nottata che seguì le lave ripresero a muoversi abbattendo tutte le speranze del popolo di Boscotrecase.

(foto Archivio Vincenzo Marasco)

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