A cura della Redazione

La mostra “Pompei e l’Europa 1748-1943”, inaugurata prima nell’Anfiteatro degli Scavi di Pompei con l’installazione della Piramide contenente calchi delle vittime dell’eruzione che distrusse la città antica nel 79 d.C., e successivamente con la mostra antologica presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ha dato spunto a tre giornate internazionali di studi che si svolgeranno a Pompei ed a Napoli da mercoledì 1 a venerdì 3 luglio.

"Memoria e riuso dell’antico dal neoclassico al post-classico”. E' il convegno suddiviso in tre giornate di conferenze che è stato promosso dalla Soprintendenza Speciale per Pompei, Ercolano e Stabia e dalla Seconda Università degli Studi di Napoli. Costituisce l’occasione per una riflessione e di approfondimento sul rapporto dell’uomo con l’immortale suggestione dell’antico e del mondo classico, inteso sia come fonte di ispirazione formale e di gusto, che come incubatore di valori “assoluti” quali la bellezza, l’armonia, la perfezione e la misura.

Praticamente si tratta di mettere in campo una verifica di quanto il mondo classico (greco e latino) abbia influenzato l’Occidente e più precisamente l’Europa. A partire dalla loro scoperta nella prima metà del XVIII secolo, e fino al XX, le città di Ercolano e Pompei hanno attratto artisti, intellettuali, studiosi e curiosi da tutto il mondo. Fu messo in campo un itinerario turistico di élite denominato Grand Tour.

Il fascino dei frammenti del passato e dei resti mutili della civiltà classica stimolava la curiosità dei viaggiatori-visitatori e con essa la pratica nelle diverse forme artistiche, architettoniche e sociali dell’imitazione, sovrapposizione, ridefinizione e rielaborazione dei modelli il cui ri-utilizzo veniva appunto percepito come esercizio di stile, ricerca del bello e dell’evasione.

Esempi sono soggetti pompeiani dei raffinati dipinti di Joseph-Marie Vien o di Antonio Canova, le ceramiche prodotte dalla Real Fabbrica della Porcellana di Napoli, i mobili tratti dai modelli antichi da Righetti o Lavillain, o, ancora, le ardite ipotesi di restauro degli architetti francesi ospiti dell’accademia romana, fino alle ricostruzioni in stile di Alfred Normand a Parigi e di Friederich Von Gartner a Aschaffenburg.

Nel Novecento la suggestione del passato trova spazio nei nuovi media, rivivendo nelle sorprendenti scenografie del cinema muto (The last days of Pompeii di Mario Caserini ed Eleuterio Ridolfi, 1913), nella ‘moderna classicità’ di Sironi come ‘oggetto ideologico delle politiche della memoria’, o nel dissacrante riuso di icone di culto di Pistoletto come muse inquietanti, pezzi da scomporre in frammenti monchi, capaci di esprimere la fragilità dell’essere contemporaneo.

Le giornate di conferenze e dibattito con la partecipazione di studiosi e ospiti autorevoli cominceranno mercoledì 1° luglio alle ore 15.30 all’Auditorium di Pompei. Tra gli interventi previsti, quello del Soprintendente Massimo Osanna - dal titolo “Rapiti alla morte” - che si soffermerà sul tema dei calchi pompeiani illustrando più da vicino l’omonima sezione della mostra allestita nell’Anfiteatro degli Scavi e di cui è curatore con Adele Lagi. Giovedì 2 luglio si proseguirà sul tema della popolarità di Pompei e sul suo immenso patrimonio. La conclusione  venerdì 3 luglio a Napoli presso la sala degli affreschi di S. Andrea delle Dame della Seconda Università degli Studi di Napoli, con uno sguardo al contemporaneo ed alla fotografia. Conclusione al Museo Archeologico Nazionale di Napoli con  la visita alla mostra “Pompei e l’Europa 1748-1943” guidata da Luigi Gallo, curatore insieme a Massimo Osanna e Maria Teresa Caracciolo.