A cura della Redazione

«Anziché dividerci sulle posizioni politiche, dovremo cercare di trovare una soluzione tecnica condivisa sulla base delle nostre professionalità indirizzate al servizio della città per consentirle di superare l’annosa problematica dei condoni edilizi».

La dichiarazione è dell’architetto Paola Marzullo, eletta nella Commissione Ambientale del Comune dal Consiglio comunale di Pompei (riunitosi oggi 1 settembre), a scrutinio segreto, come espressione diretta nell’ambito della maggioranza del ceto politico più vicino al sindaco Uliano (quelli, per intenderci, del Forum delle Associazioni). Insieme alla Marzullo, sono entrati nella Commissione anche Giovanni Vangone, Vincenzo Coppola (anno di nascita 1955, sono molti i Coppola a Pompei), Salvatore Apuzzo e Giuseppe La Marca. L’ultimo nominativo indicato è stato espressione della minoranza, con due soli voti, insieme all’altro tecnico Salvatore Desiderio. I due componenti della minoranza hanno avuto entrambi due voti.

E’ stato prescelto il più anziano, ma il criterio adottato ha dato luogo in Consiglio comunale ad una controversia procedurale che produrrà probabilmente strascichi e conseguenze (si è saputo che Attilio Malafronte avrebbe denunciato il caso di arbitrio della maggioranza ai carabinieri di Pompei).

Fatto sta che tutta la delibera era stata oggetto di una filippica da parte della consigliera comunale Maria Padulosi (ed in parte di Franco Gallo) che ha eccepito la presunta irregolarità della delibera di costituzione della commissione con voto democratico.

Carte alla mano, su richiami di precedenti della giurisprudenza riguardo ricorsi che hanno prodotto annullamenti su casi analoghi, non sono valse ad indurre la maggioranza a riflettere e correggersi. Al contrario, essa, a voce del capogruppo Alfonso Conforti, ha respinto l’ipotesi di rivedere la delibera specie rispetto alla mancanza dei curricula dei candidati (elemento invece stigmatizzato dalla Padulosi). Lo scontro è stato duro perché la poltrona di consigliere "ambientale", a detta di molti, vale più di un posto di assessore.

Il dato politico è che anche in presenza di una evidente divisione della minoranza, che avrebbe potuto esigere due poltrone ma se ne è dimostrata incapace, la maggioranza ha rimandato al mittente critiche, suggerimenti e "minacce" della controparte politica, proseguendo ad oltranza a testa bassa.

Però, riguardo al criterio di scelta, a pari voto tra La Marca e Desiderio (entrambi con due voti), la maggioranza si è fermata (il presidente Robetti ha messo in pausa in Consiglio comunale) con l’evidente intenzione di deliberare un criterio di scelta e rinnovare il voto sulla Commissione. Il colpo di scena è stato che la pausa ha aperto gli occhi alla maggioranza (evidentemente le vancanze estive hanno prodotto qualche rallentamento), che in ogni caso è tornata indietro rispetto al primo orientamento.

«Il criterio per la scelta del candidato, a pari voto conseguito, è già presente nel regolamento del Consiglio comunale». Hanno affermato esultanti (una gioia liberatoria la loro) Uliano e compagni. Così, Giuseppe La Marca ("mister preferenza" lasciato fuori dal Consiglio perché aveva optato per la cordata perdente) rientra in gioco, alla grande, da un forellino della cuffia. Molti ritengono che deve ringraziare per questo i “cugini gemelli”. In ogni caso il voto è segreto.

La dichiarazione finale della Padulosi è stata: «Sono disgustata». Secondo la sua interpretazione le postille del Consiglio comunale (compreso il criterio di elezione a parità di voto) riguardano esclusivamente il suo funzionamento. La politica (come la vendetta) è un piatto che va servito (e mangiato) freddo. Lei, al contrario, per troppa fame ha rischiato di bruciarsi il palato.