A cura della Redazione

«Assolti perché il fatto non sussiste». E’ con questa formula che si è concluso il processo penale contro i custodi degli Scavi di Pompei che nel 2012 impugnarono il decreto penale di condanna (con pena sospesa) che li riteneva colpevoli dei reati «p. e p. dagli art. 81 cpv., 110, 479, 640 cpv. cp.». Questo è il verdetto della sentenza (che ribalta quella precedente) alla conclusione dell’udienza del 27 novembre scorso per il processo penale contro i dipendenti del Ministero dei Beni Culturali in servizio presso la Soprintendenza di Pompei che avevano partecipato a un progetto di produttività nel 2006.

Ma cosa era successo? Fu convenuto con un accordo sindacale di far recuperare il denaro di prestazioni di straordinario andate in prescrizione con le retribuzioni di corsi di aggiornamento che non sono state mai tenute. La tesi difensiva di Davide Fiorentino e Domenico Di Casola, gli avvocati che hanno assistito in giudizio gli indagati, ha prevalso nei confronti del decreto penale di condanna emesso contro i custodi degli Scavi di Pompei.  «Questa sentenza rende giustizia alla società civile e ai lavoratori coinvolti nella realizzazione di un progetto di produttività, tra l’altro con accordo sottoscritto tra amministrazione e sindacati, per compensare le ore di lavoro straordinario realizzate dal personale di vigilanza per garantire lo scambio di consegna tra gli anni 1988 e 1996, mai retribuito dall’amministrazione». Hanno spiegato i due legali.

L’accordo tra amministrazione degli scavi e sindacati fu raggiunto dopo un periodo di intense rivendicazioni sindacali, con assemblee e scioperi che causarono molte ore di interruzione delle visite turistiche negli Scavi di Pompei. Fu proprio per trovare una soluzione alla vertenza, che nel 2004 che fu avviato un confronto tra il direttore amministrativo e le organizzazioni sindacali, portando le parti a sottoscrivere l’accordo per la realizzazione di un progetto di produttività (mai realizzato fattivamente) che potesse ricompensare i dipendenti della Soprintendenza archeologica in sostituzione delle ore di straordinario non retribuito.