A cura della Redazione

I debiti fuori bilancio del Comune di Pompei raddoppiano nell’importo nel corso dell’iter amministrativo. Non è la prima volta che salta in evidenza questa sconcertante verità oggettiva, senza che si riesca a porre argine allo scorretto e tardivo modo di operare che crea ulteriore danno all’economia locale. Quello esposto è l’unico argomento serio che è venuto fuori dal dibattito convulso dell’ultimo Consiglio comunale, svoltosi il 30 novembre, in cui l’opposizione cerca ogni pretesto per mandare a casa la maggioranza politica.

Argomento che è stato oggetto di riflessione del sindaco Uliano su Facebook: «Mentre i distruttori si organizzano a farmi cadere, il 18 dicembre 2015 saremo ancora qui a lavorare». Un annuncio che ha suscitato probabilmente l’ansia nei suoi sostenitori (quanti saranno?) e destato la curiosità degli altri cittadini che sono arrivati numerosi a Palazzo de Fusco per assistere al “tiro al bersaglio” che punta a convincere la maggioranza politica che è meglio lasciare (magari mettendo in piazza i panni sporchi) per indire al più presto nuove elezioni. Le spese per gli eventi natalizi hanno portato alla necessità di rimettere in pareggio il bilancio, tagliando alcune poste (come la cultura) con lo scopo di consentire l'installazione di luminarie ed eventi natalizi adeguati a “celebrare” l’ingresso in maggioranza di Attilio Malafronte (il consigliere che ha salvato la barca dal naufragio) a settembre, inimicandosi i compagni di cordata che non dimenticano mai di menzionarlo. Quale garanzia di governo può offrire una minoranza che ha al suo interno anime diverse per cultura politica, stile e comportamento? E’ quanto si chiedono i pompeiani dopo avere sentito il dibattito durante la seduta del Consiglio. La Padulosi, che  ha portato vari esempi di altri Comuni e concluso con Riccione  (perché questa scelta?) mentre il suo collega Gallo ha rimproverato al vicesindaco Orsineri le assenze in Consiglio comunale ed una trattazione “datata” del fenomeno camorristico.

A conclusione, Di Martino ha letto i messaggini carichi di presunti insulti che gli spediva ogni giorno il sindaco Uliano quando militava nella sua squadra (senza, però, spiegarne il motivo). Alla fine di un’assise istituzionale del genere, conclusa con l’uscita anticipata della minoranza per protesta perché non c’è stata tempestiva risposta ad un’interpellanza sui motivi che hanno fatto perdere a Pompei i finanziamenti sull’energia ed il recupero delle periferie, i pompeiani si domandano quale futuro ha il  governo di Pompei, considerato che le due componenti politiche in campo hanno perso ogni forma di dialogo (e rispetto) civile.