A cura della Redazione

La notizia, all’inaugurazione della mostra “Egitto Pompei”, è l’intenzione delle direzioni delle due grosse istituzioni culturali al comando di Soprintendenza e Museo Egizio di Torino di continuare a collaborare in primis riprendendo lo scavo intorno (e sotto) il tempio di Iside.

Il dialogo tra culture (quella egiziana e quella romana) che non si è mai interrotto, viene rappresentato al grande pubblico di visitatori che affolla il sito archeologico in questi giorni di primavera al richiamo di numerosi eventi (la mostra "Mito e natura" e le sculture di Mitoraj) e l’inaugurazione di numerose domus restaurate con i fondi del Grande Progetto.

"Egitto Pompei" avrà a regime tre sedi espositive (il Museo Egizio di Torino, gli Scavi di Pompei ed il Museo Archeologico di Napoli). Tre sedi autorevoli che rappresentano altrettanti punti di osservazione sull’incontro tra culture separate dal mar Mediterraneo ma collegate nel dialogo culturale instaurato tra reperti egizi di epoca faraonica e opere di età ellenistico-repubblicana e imperiale.

Nella  mostra allestita negli Scavi di Pompei, curata dal soprintendente Massimo Osanna e Marco Fabbri con Simon Connor, gli spazi recentemente restaurati della Palestra Grande accolgono otto statue monumentali del periodo di massimo splendore della civiltà egizia.

In primis la magnifica statua raffigurante il faraone Thutmosi I (XV sec. a.C.), ritrovata nel tempio del dio Amon, a Karnak, e le sette colossali statue raffiguranti Sekhmet (XIV sec. a.C.), divinità egizia per metà leonessa e per metà donna.  Testimone misterioso del potere e dell’abbondanza.

Pezzi pregiati che provengono dal Museo Egizio e sono stati collocati a Pompei nell’allestimento (in parte esaltato, in parte discusso) di Francesco Venezia.

La cultura egizia si è diffusa a Pompei attraverso una divinità di riferimento di molti romani e di molti pompeiani: la dea Iside. Insieme alla divinità lunare arriva a Pompei, come in tutto il mondo romano, la moda dell’Egitto, riflessa  negli arredi e negli elementi di affresco delle domus patrizie. Parliamo degli affreschi nilotici frequentati da ippopotami, coccodrilli e pigmei. Dagli Aegyptiaca a Iside, fino alla moda egittizzante nelle decorazioni delle abitazioni, Egitto e Pompei hanno condiviso il gusto per il bello e l’esotico, le idee e i rituali. A coronamento della mostra il Tempio di Iside e la casa dei Pigmei che riapre dopo i restauri del Grande Progetto Pompei. Il Tempio di Iside è stato allestito con copie di oggetti di arredo, statue e affreschi che sono state ritrovate in sito nello scavo dell’edificio, e con un video suggestivo di Stefano Incerti (ispirato all’asino d’oro di Apuleio).

@MarioCardone2

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