A cura della Redazione

La segretaria comunale di Pompei, Carmela Cucca, si è recata a Napoli per consegnare nelle mani del prefetto Gerarda Pantalone l’atto del notaio Di Liegro con le dimissioni di dieci consiglieri comunali (Maria Padulosi, Franco Gallo, Bartolo Martire, Carmine Cirillo, Salvatore Perillo, Lello De Gennaro, Marika Sabini, Angelo Calabrese, Stefano De Martino e Luigi Ametrano).

L’iniziativa (dell’atto notarile di dimissioni congiunte) è un espediente utilizzato frequentemente quando viene meno il numero legale di sostegno a sindaco e giunta. In questo caso il primo cittadino viene mandato a casa indirettamente perché salta il dibattito su una formale dichiarazione di sfiducia.

Il sistema è stato escogitato per evitare il tradimento che in politica è pane quotidiano. Nonostante le precauzioni, un anno fa un golpe di altra formazione fu sventato a seguito di una tempestiva “campagna acquisti” che portò il consigliere d’opposizione Attilio Malafronte a cambiare casacca.

Sono questi picchi di fantasia che mantengono vivo ancora l’interesse della gente nonostante il grigiore della politica locale dettata dal familismo amorale. In questo ultimo caso i “congiurati” hanno evitato fughe di notizie. Questo non significa che il “licenziamento” di Uliano sia stato come fulmine a ciel sereno.

Dalle nostre pagine in tempi non sospetti avevamo formulato la previsione che il sindaco boy scout non avrebbe mangiato il torroncino di Ognissanti. La cronaca di un continuo cambiamento di pelle della maggioranza, i malcelati litigi interni (con qualche riscontro negli uffici di Polizia), l'instabilità degli equilibri ed il venir meno agli impegni programmatici, sono solo alcuni tratti di un fallimento complessivo di uomini e programmi.

Che cos c’è dietro l’angolo per i pompeiani? Uliano resta “in sella” fino alla nomina del commissario prefettizio all’ordinaria amministrazione. Quest’ultimo resterà in carica nove mesi in cui erediterà diverse patate bollenti (Ospizio per anziani in fase di liquidazione, Cimitero passato nella gestione diretta, la transazione sui parcheggi che puzza di bruciato, le pratiche sui condoni e la costruzione di loculi con le salme pompeiane in affido a terzi).

Le prossime elezioni sono a maggio 2017. L’amministrazione Uliano (come le cordate d’opposizione) sono state originate da  liste civiche formate intorno a due – tre nomi eccellenti. Il  resto è solo "mercato delle vacche". Considerazioni che non fanno ben sperare sul futuro di una città come Pompei destinata a calamitare nei prossimi anni forti interventi grazie ai flussi turistici della valorizzazione degli scavi archeologici e dei pellegrinaggi religiosi.

Oltre agli otto consiglieri di opposizione, hanno firmato le dimissioni anche i loro colleghi Luigi Ametrano e Stefano De Martino (prima eletti con Nando Uliano, successivamente passati sulla sponda opposta a seguito del fallito del dell’anno scorso). Successivamente De Martino era rientrato in maggioranza mentre il suo compare della lista “Città Nuova” si è messo a tirare la coperta mettendo il sindaco boy scout sulla brace ardente.

"Vergognatevi - è la risposta alla sua esclusione di Uliano, che non demorde -. Non lascerò il paese in mano a dei farabutti". Reagisce definendosi: "Un sindaco perbene che non ha ceduto ai ricatti dei consiglieri comunali, dei poteri forti e del malaffare".

La battaglia continua, quindi, ma Uliano in questi nove mesi dovrà riflettere sui suoi errori politici per decidere se non è il caso di ritornare ai suoi interessi privati lasciando stare la politica. Da voci di corridoio raccolte nello stesso entourage del sindaco sfiduciato si parla già di cene segrete (prima della firma davanti al notaio). Non c’è da scandalizzarsi. Sono i tavoli di lavoro necessari per i primi approcci e verifiche.

Non tutti erano stati invitati. Ecco perché l’opposizione ha preferito presentare alla stampa un documento congiunto e non rispondere ai quesiti dei cronisti.

twitter: @MarioCardone2  

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