A cura della Redazione

Ci sono presenze significative di famiglie etrusche, insieme a quelle greche ed alla popolazione fluviale del Sarno, tra le genti che fondarono l’antica Pompei?

La domanda sorge spontanea a conclusione delle considerazioni portate dal professor Massimo Osanna (soprintendente archeologico di Pompei) sabato 22 ottobre presso l’Auditorium degli Scavi.

Le osservazioni del famoso archeologo lucano sono basate sugli approfondimenti che riguardano il significato dei reperti emersi da campagne di scavi del secolo scorso (parzialmente ripresi nella gestione corrente) presso alcuni santuari urbani ed extraurbani di Pompei. Le presenze di famiglie etrusche emergenti sul territorio sono state desunte dalle indagini scientifiche riguardanti resti del Tempio rinvenuto nel cosiddetto Fondo Iozzino (in pieno centro storico della Pompei moderna).

Lo scavo in questione è degli anni ’60 ma è stato ripreso negli anni '90 del secolo scorso.

Ha restituito molto materiale votivo di bucchero con iscrizioni di dediche e prestatori di offerte. Sono esattamente le notizie attinte dalle iscrizioni etrusche, incise sulle ceramiche votive, ad indurre la ragionevole supposizione di una significativa presenza etrusca tra le comunità di varia origine che hanno fondato Pompei. Inoltre, il frequente ricorso, nelle dediche incise sul bucchero, alla parola ‘APA’ (in etrusco significa ‘padre’) sugli oggetti del santuario del Fondo Iozzino, porta a ritenere che esso sia dedicato alla divinità di Giove Meilichios, indicato nell’iscrizione in osco di una lapide posta presso Porta di Stabia, dove viene citato appunto il santuario di Giove Melichio, “dolce come il miele” ovvero “benevolo”. Si tratta di un culto presente in Magna Grecia.  

Da altre ricerche emergerebbe che il tempio del Fondo Iozzino si troverebbe sulla via Pumpaiana diretta probabilmente da Pompei al tempio di Zeus Meilichios. 

Altro interessante spazio sacrale, indagato con il concorso di ricercatori delle Università napoletane, riguarda l’area interna al parco archeologico di Pompei del cosiddetto Foro Triangolare dove insiste il Tempio dorico dedicato ad Atena e ad Eracle. In quell’area  si stanno continuando gli scavi proprio allo scopo di comprendere alcuni aspetti misteriosi di quel Santuario.

La presenza di un altare ‘tripartito’ - secondo Osanna - sarebbe riconducibile alla pratica del culto delle ‘ninfe’ collegate ad  Atena. Il tutto faceva del Tempio presumibilmente un centro di tutela religiosa delle spose (dalla tutela della verginità al rito dell’accoppiamento fino alla funzione sociale della maternità rappresentata dalle ninfe).

In questo contesto si spiega la presenza di un pozzo e di una serie di cisterne sotterranee (in parte esplorate recentemente). Il cammeo che completa il significato di una liturgia in gran parte ancora avvolta nel mistero è rappresentato dalla metopa che rappresenta il ‘Giudizio di Issione’ (nella foto), dedicato al mito che difende il rito della tutela della purezza verginale.

twitter: @MarioCardone2  

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