A cura della Redazione

«Carmine Lo Sapio ha dimostrato nelle sue recenti iniziative politiche di non aver alcuna considerazione delle regole che contano nel Partito Democratico». Chiarisce con tono pacato, ma determinato, Attilio Adami che con Lo Sapio divide sia la bandiera di Partito che l’appartenenza al direttivo provinciale di Napoli, organismo dirigente entrato in fibrillazione dopo che è stata messa in discussione la leadership di Venanzio Carpentieri.

Un ragionamento tutto interno alle logiche spartitorie del Partito Democratico che notoriamente, dopo la parabola Bassolino, fatica nel ristabilire un equilibrio interno.

La crisi di gestione del Pd è motivo principale delle scottanti sconfitte elettorali - prima le Amministrative di Napoli poi il referendum costituzionale - ed ha fatto scattare un attacco alla segreteria provinciale. Un ragionamento che induce Attilio Adami a sparare a zero sul commissario pompeiano del partito del ramoscello d’ulivo, Giuseppe Esposito (ritenuto espressione di Carpentieri).

«Si sono tutti dimenticati (i presenti al tavolo di Boscoreale dei giorni scorsi, ndr)) di chiedergli di esibire la delega di partecipazione al tavolo politico - spiega Adami -. Sta di fatto che lui quella delega non la teneva in portafoglio per il semplice motivo che non gli poteva essere rilasciata da un segretario che non ha più la maggioranza per dirigere».

Adami non lo dice ma con il suo ragionamento ha reso evidente la reazione istintiva ad un comportamento che ha ignorato il suo ruolo politico mentre, al contrario, ha incassato consenso l’iniziativa del deus ex machina di Elaboriamo che non viaggia (secondo il rivale interno) sui binari dell’ortodossia di partito.

Per farla breve, Adami è rimasto contrariato dal fatto che altri esponenti del suo partito abbiano sacrificato al protagonismo il senso di solidarietà che avrebbero dovuto manifestargli quando si doveva concertare un piano elettorale in cui il Partito Democratico ambisce a svolgere un ruolo di primo piano e di orientamento.

Perché tanto protagonismo concesso a Lo Sapio. insieme ad una buona dose di apprezzamenti da parte di protagonisti (come Carmine Cirillo) che sono scesi in campo sul fronte opposto al suo nella precedente tornata elettorale?

Una polemica tutta interna al Partito Democratico, quella di Adami, ma che segue un filo logico incontestabile e ricade sul complessivo quadro politico pompeiano aumentandone la complessità.

Se è stata messa in crisi la segreteria provinciale di Carpentieri, ne discende che hanno perso di peso la sua maggioranza (che vedeva Mario Casillo tra i massimi sponsor) e l’esecutivo (staff compreso) di cui faceva parte Giuseppe Esposito, protagonista al tavolo di Pompei, condizionandolo in modo significativo.

Dato che alla fine ha spinto Bartolo Martire prima, e Adami successivamente, a dichiarare (e far pesare) l’appartenenza ad una diversa componente regionale mentre quella di Alternativa Pompeiana (da non sottovalutare) rimane protagonista di un fragoroso silenzio. 

twitter: @MarioCardone2 

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