A cura della Redazione

Non è stato possibile a Civita Giuliana, contrada storica di Pompe, neanche a più di due anni dalla fine dei lavori di restauro, celebrare la Santa Messa all’interno della tipica chiesetta rurale della Madonna dell’Arco. Don Andrea Fontanella, parroco di Santa Maria Assunta a Parrelle, ha spiegato ai convenuti che il rito religioso sarebbe stato tenuto all’aperto perché non autorizzato a celebrare nella chiesa restaurata nel 2015. Notizia che ha provocato la delusione dei fedeli (tra i quali l’ultimo discendente della famiglia Zurlo Sarlo, che fece dono della cappella gentilizia al Santuario di Pompei). La chiesa rurale rappresenta l’autentico centro culturale e motore sociale della contrada di Civita Giuliana che Lunedì dell’Angelo (17 aprile) festeggiava la sesta edizione della festa di rione tra bancarelle di prodotti tipici (casatiello e fave consumati nei prati circostanti), e le tarantelle contadine ai ritmi della "Paranza r'o Lione". Evento popolare organizzato negli spazi residui dell’autentica tradizione contadina vesuviana-sarnese, lembo inesplorato e poco conosciuto alle falde del Vesuvio.

La collina di Civita Giuliana cela vedute inedite (in attesa che si apra ai visitatori un quinto ingresso al Parco Archeologico) tra orti e giardini che riportarono alla luce, tra i frammenti di pietra lavica, reperti archeologici che incentivarono le iniziative della fine del '700 nella campagna di scavi che ha segnato una pagina eroica di autentica eccellenza culturale vesuviana.

Il restauro della Chiesa di Civita Giuliana  va oltre il significato dell’iniziativa urbanistica perché restituisce ai pompeiani il riferimento principale dell’antica contrada che è stata il nucleo abitativo originario del centro moderno che si è successivamente formato intorno al Santuario della Madonna del Rosario, incorniciato in uno dei più ameni paesaggi della campagna locale a ridosso del famoso sito di archeologia e turismo internazionale.

La cappella signorile dedicata alla Madonna dell’Arco fu costruita nel 1830 (l’anno della morte di Francesco I di Borbone) dal nobile Nicola de Rinaldo di Boscoreale (di cui la contrada faceva parte fino al 1928). Versava in stato di profondo degrado dal terremoto del 1980. L’iniziativa di restauro, realizzata durante l’Amministrazione Uliano, è stata ultimata da più di due anni. E’ stata finanziata dalla Regione Campania con 2,3 milioni di euro. Ora a quanto pare mancano i passaggi burocratici tra Regione Campania e Comune di Pompei perché la chiesa di Civita Giuliana torni a pulsare in un territorio che chiede di partecipare a pieno titolo al boom economico riveniente dall’enorme numero di turisti attratti dal “mito Pompei”.

L’appello dei locali ai burocrati del Comune è “fate presto!”, dal momento che la Chiesa di Civita Giuliana sta, poco alla volta, tornando al degrado di prima.

twitter: @MarioCardone2 

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