A cura della Redazione

Doveva essere una delle solite sedute di Consiglio comunale scadenzata in base alle esigenze improrogabili di pagamento dei debiti fuori bilancio. E' finita quasi in rissa quando il consigliere comunale di minoranza Amato La Mura ha messo il microfono in mano ai cittadini di Ponte Persica, intervenuti in aula per protestare sulla soppressione della fermata alla stazione della Circumvesuviana della loro zona. 

La prima variazione (è già pronta la seconda) al bilancio di previsione, approvata con i soli voti di maggioranza, ha previsto l’aumento ad oltre il milione di euro dei debiti fuori bilancio, gli oneri per lo staff del sindaco (stigmatizzati dai consiglieri di minoranza) e varie spese per interventi di manutenzione del tessuto stradale di Pompei.

Alla fine è arrivata l’approvazione di due regolamenti: uno relativo ai controlli delle aziende partecipate votato, in delibera, dalla sola maggioranza (mentre in prima commissione sembrava essere stato trovato l’accordo); l'altro - votato a sorpresa all’unanimità (o quasi) riguardava la monetizzazione delle aree di urbanizzazione da cedere al Comune di Pompei. In prima commissione (sui regolamenti) Alfonso Conforti si era fatto sentire nei confronti del presidente del consiglio Franco Gallo perché aveva inserito la delibera in questione all’ordine del giorno del Consiglio del 22 novembre senza il preventivo esame da parte della medesima. Successivamente, in Assise, lo stesso consigliere di minoranza ha recitato il mea culpa, ritirando la sua pregiudiziale dal momento che aveva chiarito con i colleghi consiglieri (tecnici dell’edilizia) La Mura e Robetti (propositivi in commissione urbanistica) l’importanza strategica di una decisione che avrebbe dotato l’ufficio tecnico del Comune di uno strumento regolamentare utile alla comunità pompeiana.

Tutti sono rimasti sorpresi dalla novità ma il voto (quasi) unanime è arrivato lo stesso. Si era assentata (perché uscita precedentemente dall’aula) solo l’ex antagonista di Amitrano, Andreina Esposito, che precedentemente, in commissione, aveva sostenuto la tesi di contrasto di Conforti ma evidentemente non se l’è sentita di partecipare al successivo dietrofront, ritenendo che in certi casi la dignità personale valga più di un accordo politico.

Alla fine in politica ogni scelta è giusta se opportunamente motivata. Ma nel caso specifico resta solo l’interrogativo: quale danno ci sarebbe stato per la collettività se la delibera sarebbe stata approvata il mese successivo?

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