A cura della Redazione

Quaranta presepi esposti, più di 130 ragazzi degli istituti comprensivi coinvolti con l’obiettivo di migliorare ancora di più a partire dalla prossima edizione. Si è chiusa con successo e soprattutto con grande entusiasmo la terza edizione della mostra di presepi organizzata dalle associazioni Combattenti e reduci e Mutilati e invalidi di guerra.

Ieri, domenica 17 gennaio, nei locali posti all’interno della villa comunale di corso Vittorio Emanuele si è svolta la manifestazione finale dell’iniziativa che ha ricevuto il patrocinio dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Ciro Borriello. A rappresentare la giunta l’assessore alla Cultura e agli eventi Ferdinando Guarino: “Sono stato – ha detto – positivamente colpito dalla partecipazione dei ragazzi che hanno invaso, con il loro entusiasmo e la loro spontaneità, la sede delle associazioni. Con questi numeri – sostiene l’assessore – è giusto pensare che dal prossimo anno dovrà essere un altro il luogo, immagino l’ex palestra Gil, che ospiterà la cerimonia di premiazione”.

Oltre 130 gli alunni coinvolti, che hanno realizzato i quaranta presepi rimasti esposti durante tutte le scorse festività natalizie. Cinque gli istituti comprensivi che hanno aderito: Sauro-Morelli, Angioletti, Falcone-Scauda, De Nicola-Sasso e Leopardi. “Siamo molto soddisfatti – afferma Antonio Cetronio, presidente dell’associazione Mutilati e invalidi di guerra e reggente dell’associazione Combattenti e reduci – di come è andata quest’anno l’iniziativa. La terza edizione ha riscosso notevoli consensi e siamo certi che già il prossimo dicembre saranno ancora di più i ragazzi partecipanti”.

Alla fine attestati di partecipazione per tutti. Molto toccante per ragazzi e genitori la testimonianza portata per l’occasione da Giuseppe Colamarino, un 95enne che ha raccontato gli oltre due anni trascorsi in un campo di concentramento tedesco: “La sua colpa, se così vogliamo dire – prosegue Cetronio – era stata quella di essersi rifiutato di combattere a favore della Repubblica di Salò. Per questo motivo fu rinchiuso nel campo di concentramento. Molto interesse, in particolare, ha suscitato il racconto di un Natale trascorso nel campo e del fatto che il cuoco, per sfamare i reclusi, avesse utilizzato animali di campagna”.