A cura della Redazione
Il suono delle sirene spente Enrica Morlicchio è professore associato di Sociologia dello sviluppo presso l’Università “Federico II” di Napoli e svolge attività di ricerca sulle tematiche della povertà e dell’esclusione sociale, con particolare attenzione al Mezzogiorno. Negli ultimi sei anni si è interessata alla condizione di una città in cui disoccupazione, degrado economico e criminalità appaiono subito a una fotografia appena un po’ nitida del tessuto sociale: Torre Annunziata. Racconta al riguardo: “Ho vissuto qui soltanto da bambina ma ho sempre conservato un legame affettivo molto forte e provo dolore nel vedere questa città decadere e sprecare tante potenzialità.” E allora decide di dedicare ai luoghi dell’infanzia e delle origini una raccolta di saggi realizzati da giovani ricercatori che, partendo dal processo di deindustrializzazione degli ultimi 30 anni, ne hanno indagato gli effetti sulla vita dei lavoratori di Torre Annunziata, analizzando dati censuari e storici, intervistando (ex)operai e pescatori torresi. Il libro, pubblicato dalla Libreria Dante & Descartes, si intitola “Il suono delle sirene spente”, in riferimento a un verso di Vittorio Sereni che evoca visioni di stanze vuote e silenzi immobili, di officine mute e del richiamo del mare quasi stanco di aspettare. La storia è questa: negli anni dell’immediato dopoguerra la città è uno dei più vivaci centri produttivi della Campania, in cui le attività tradizionali, la pesca, l’agricoltura e l’artigianato, si affiancano a quelle industriali e commerciali, con la presenza di moderni stabilimenti siderurgici e chimici e, ovviamente, pastifici. A partire dalla seconda metà degli anni ’70 il settore industriale vive un progressivo declino, dovuto in parte alla debolezza strutturale di alcune imprese, come quelle che producevano la pasta, incapaci di dotarsi degli strumenti idonei per far fronte alla concorrenza nazionale, in parte alla privatizzazione e conseguente delocalizzazione o ridimensionamento di altre, in origine a partecipazione statale. Alcuni dati mostrano chiaramente gli effetti di lungo periodo della crisi economica sugli abitanti della città. Dal 1991 al 2001 la popolazione è diminuita di oltre 4000 unità: da Torre Annunziata si fugge alla ricerca di maggiori opportunità e di un avvenire più stabile. E sono soprattutto i giovani a emigrare, come rivelato dal contemporaneo invecchiamento dalla popolazione, con il 31% dei residenti costituito da anziani che vivono soli. Il tasso di disoccupazione (ufficiale) è del 45% e il 15% delle famiglie è povera o molto povera. Ma oltre ai numeri c’è di più, quello che un sociologo americano definisce “effetto di concentrazione”. Una crisi economica prolungata, con le problematiche sociali che comporta, provoca degli effetti degeneranti sugli atteggiamenti e sui valori, induce deprofessionalizzazione e rende ancora più difficili gli interventi di risanamento. E no, non ce lo siamo dimenticato, anche se il libro affronta la questione solo indirettamente: il condizionamento camorristico ha portato a un ulteriore deterioramento delle relazioni sociali, sindacali e politiche, inquinando praticamente ogni aspetto della vita della città. Le deboli amministrazioni che si sono susseguite fino ad oggi, “guidando la città con logiche spesso clientelari, incapaci di gestire la crisi industriale e di resistere alle pressioni della criminalità organizzata”, non sono state ancora in grado di compiere il “miracolo torrese”. Ma la Prof. Morlicchio, tra speranza e pragmatismo, invita ad avere fiducia : “Anche grazie all’esperienza diretta che ho della rinascita di simili realtà europee in crisi, sono convinta che non esistano processi irreversibili. Nonostante tutte le delusioni credo ancora nella capacità della politica di governare i processi. È importante liberarsi dal condizionamento della camorra e da un certo velleitarismo che porta a elaborare progetti con uno scarso rapporto con la realtà (e quindi magre probabilità di successo) e scopi puramente demagogici.” La realtà presente della nostra città l’abbiamo tutti davanti agli occhi. Quella passata, più o meno recente, è negli archivi e nei ricordi, basta avere la forza di scavare per farci insegnare cosa siamo e perchè. Ma quale sarà il prossimo passo? Quale futuro ci aspetta? FORTUNA BALZANO