A cura della Redazione
«Questo libro mi ha fatto conoscere il vero volto dei torresi». L’inviato de “Il Mattino” Enzo Ciaccio è sincero e diretto, come sempre. Lo richiede il suo mestiere e il settore dei suoi reportage: la cronaca nera. “Sono grato ai colleghi Alboretti e Marasco perché il loro lavoro mi ha riconciliato con una città di cui ho avuto modo, fino ad ora, di raccontare solo aspetti drammatici. Oggi – afferma con un velo di emozione il giornalista – scopro la Torre autentica, dove predomina la gente “normale” attraverso un fermento culturale diffuso ed innato». Il libro “Torre Annunziata 21 gennaio 1946” viene definito da Ciaccio “una dettagliata e completa inchiesta giornalistica che adopera un linguaggio dal ritmo incalzante, quasi di taglio televisivo”. Ed in effetti si tratta di 64 pagine ricche di dettagli, aneddoti, storie, cifre ed immagini (alcune inedite) recuperati grazie a mesi di lavoro e ricerca su una delle pagine più tristi della storia di Torre Annunziata. Una città già abbondantemente devastata dal recentissimo evento bellico e su cui si accanisce un destino beffardo. Nell’opera, Carmine Alboretti e Vincenzo Marasco, attraverso una scrupolosa ricostruzione della vicenda, riescono anche a smontare la sommaria e comoda versione ufficiale sulle cause della sciagura che gli americani, alleati bellici, addebitarono ad un gioco sfociato in tragedia di improbabili scugnizzi torresi. La successione degli eventi, invece, andò diversamente e gli autori lo dimostrano con la produzione di una probante documentazione. Nella prefazione del libro, il sindaco Giosuè Starita traccia linee parallele tra lo “scoppio” di 62 anni fa e l’emergenza che vive oggi la comunità torrese. Il primo cittadino auspica lo stesso scatto d’orgoglio che caratterizzò la reazione degli oplontini contro il fato che aveva riservato loro l’ennesima catastrofe. «Molti torresi ignorano la grande tradizione di cultura e di valori sani di cui la nostra città è stata ed è promotrice. Purtroppo, oggi – afferma il primo cittadino – a dominare i sentimenti è la rassegnazione. Sono stati smarriti gli elementi di solidarietà e partecipazione attiva, molto forti all’epoca dello scoppio. Per uscire da questo impasse, bisogna andare a ritroso con la memoria e riscoprire come fu recuperata allora la dignità, l’orgoglio e il senso di appartenenza ad una comunità». Carmine Alboretti definisce questo libro una sfida tutta personale. Nelle sue precedenti esperienze editoriali, infatti, il giornalista si è occupato di altro: rapporti tra Stato e Chiesa con specializzazione in monografie su uno dei personaggi di maggior spessore del medioevo, San Francesco d’Assisi. «E’ già un’emozione forte scrivere e parlare tutti i giorni di Torre Annunziata. Lo diventa ancora di più – sostiene il corrispondente de “Il Mattino” – quando si apre il libro della memoria». Alboretti è convinto che i torresi siano ancora titolari di valori come tolleranza e solidarietà. «Per me è un onore essere torrese e scoprire, scrivendo questo libro, quanto coraggio e capacità ha trovato la “mia” gente per risorgere da un momento storico così difficile. Non credo che questi valori non siano stati smarriti. Anzi. Occorre – conclude – ravvivare la memoria, promuovere cultura e farne beneficiare le nuove generazioni». L’amministrazione comunale di Torre Annunziata ha “adottato” il testo che diverrà strumento didattico attraverso la distribuzione gratuita in tutte le scuole elementari della città. GIUSEPPE CHERVINO