A cura della Redazione
Torna in scena la tradizione. Il teatro delle marionette da tutti conosciuto come “L’opera dei pupi”, si ripropone a Torre Annunziata. Una forma d’arte che la vecchia generazione sicuramente ricorderà. Chi non poteva permettersi il lusso di andare in un vero teatro, di applaudire i veri attori, si recava al Teatrino di via Zuppetta. Ed era lì che i pupi si riproponevano quasi ogni sera ad un pubblico sempre più divertito. La sceneggiatura richiamava sempre gli eroi della letteratura italiana, in primis “L’Orlando furioso” di Ludovico Ariosto, in modo da far conoscere i poemi cavallereschi a quella parte di popolazione meno acculturata. A distanza di trent’anni i pupi Orlando, Rinaldo e Angelica ritornano in scena nel nuovo teatrino dell’istituto Ernesto Cesàro di via Alessandro Volta, da sempre attivo per le esigenze della città, grazie al “centro risorse al servizio del territorio”. Una scelta, questa, frutto della lungimiranza del dirigente scolastico Gaetano Panariello e dell’operatività del corpo docenti, sostenuti dall’assessore alla Cultura Pierluigi Ilardi. Coinvolti anche alcuni studenti dell’istituto e dell’università Suor Orsola Benincasa. «Il progetto - afferma la professoressa Marinetta De Falco, organizzatrice, nonché portavoce del corpo docente - prevede di avvicinare la nuova generazione alla tradizione. Un’antica arte che possa rinvigorire il presente portando alla luce tesori del passato, aprendo così nuove occasioni di lavoro. Una sorta di riscoperta delle varie forme di artigianato. Lo spettacolo, che inizierà nella prima decade di dicembre, dovrà essere motivo di orgoglio e fierezza per i torresi. Ricordarsi che apparteniamo ad una terra fertile di idee e di cultura, questo è lo scopo. A noi non importa - conclude - di chi è l’intenzione, chi ha partecipato. Non si tratta di primi piani, premi o quant’altro. Per noi l’importante è “il buon pensiero” per realizzare e partecipare. Essere cittadini attivi che arricchiscono e ricostruiscono insieme una storia, quella torrese». Manovrare i pupi e recitare al contempo è un’arte alquanto difficile. Il puparo, ossia colui che cura lo spettacolo, le sceneggiature, i pupi, e con un timbro di voce particolare riesce a dare suggestioni, ardore e pathos alle scene epiche rappresentate, è una figura che a Torre Annunziata risale agli inizi del Novecento. Chi non conosce i Corelli. Da sempre famiglia di pupari, di attori, amanti del teatro. Ed è proprio Lucio Corelli, l’ultimo discendente di una delle più antiche famiglie di pupari torresi, che insegnerà agli studenti “i trucchi del mestiere”. Un uomo che ha sul volto i segni di una vita vissuta. Da sempre custode dei tanti pupi, scene, copioni, armature, costumi, si definisce “innamorato dell’arte”. «I pupi - racconta - sono come dei figli per me. Sono nato e cresciuto sul palco. Mio nonno è stato il primo puparo di Torre Annunziata e ci ha trasmesso questo mestiere. Tutti dicono che i veri pupi sono quelli siciliani, ma non è affatto così. Quelli napoletani sono mobili, muovono le gambe, hanno gli occhi di vetro, il viso di legno. Originali e ben fatti, a dir poco». Per lo spettacolo dell’Orlando furioso verranno utilizzati più di 35 pupi. Ma al Cesàro ritornerà anche “Tore e Crescienzo”, una sorta di “Merola mammasantissima”. Un guappo che cerca di risolvere i problemi della sua gente. «Vogliamo evidenziare - dice Corelli - la differenza tra la guapparia e la camorra. E’ dal dopo terremoto che questi personaggi non vanno in scena. Ricordo che tanti spettatori erano fedeli a Tore e Crescienzo, venivano al teatrino per seguire le sue vicende. Altro che televisione». Accarezzando i suoi pupi, il “maestro”, così chiamato dai suoi allievi, controlla anche la recitazione degli studenti. «E’ molto importante - sostiene - la dizione e il parlato. Il linguaggio deve essere quello di una volta. Certo non sarà facile insegnare a questi ragazzi un’arte così antica e difficile, ma io ci provo lo stesso. Magari potrà nascere un nuovo puparo a cui affidare i tanti pupi e copioni conservati da tre generazioni». Conservare e rivalutare il bello e la magia di giochi antichi che hanno colorato sogni e passioni dei torresi di una volta, questa è tradizione. Uno spettacolo imperdibile, che può riportare indietro con gli anni i tanti che hanno amato i pupi e suscitare nuovi stimoli in chi vuol imparare un mestiere. Questa è arte. ENZA PERNA (Dal settimanale TorreSette del 13 novembre 2009)