A cura della Redazione
“La laicità è come un ponte su cui passano le identità e nel passare si incontrano e contaminano”. Con questa immagine carica di una intensa forza esemplificativa, cui non è estraneo anche un profetico auspicio, il nostro concittadino, professore Salvatore Prisco, ordinario di Diritto pubblico comparato presso la facoltà di Giurisprudenza della Federico II di Napoli, ha mirabilmente sintetizzato la sua idea di laicità concludendo, non senza una punta di commozione, la serata dedicata alla presentazione del suo ultimo libro, “Laicità. Un percorso di riflessione”, Giappichelli Editore. Tanti i giovani, insieme alle numerose personalità presenti, ad affollare il pur ampio salone del Circolo Professionisti e Artisti che ha ospitato l’incontro. Una presenza, quella giovanile, che conforta e dà speranze a quanti restano convinti che questa città possa crescere, maturare, sprovincializzarsi, anche e soprattutto attraverso l’incontro con personalità di livello ed il confronto dialettico sui grandi temi della società contemporanea. Non a caso quindi, a presentare l’ultima fatica di Prisco, sono scesi in campo intellettuali del calibro di Marco Demarco, giornalista, saggista, direttore del Corriere del Mezzogiorno; Pasquale Ciriello, deputato Pd, ordinario di Diritto costituzionale italiano e comparato; Carola Flauto, docente e scrittrice, già componente dell’esecutivo del COCIS (Coordinamento delle Organizzazioni Non Governative per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo), presidente della Commissione Regionale per la carta Politico-culturale del Pd e, last but not least, Andrea Milano, ordinario di Storia del Cristianesimo alla Federico II di Napoli. Un vero e proprio parterre de roi ad appassionare, coinvolgere, finanche commuovere l’uditorio, su un tema di estrema complessità e di talmente ampia latitudine di significato, da rendere quasi impossibile la formulazione di una sua definizione esaustiva. Se da un canto sono infatti chiare le origini filosofiche e culturali del laicismo, a partire dal socratico uso critico della ragione con il conseguente rifiuto per tutto ciò che si vuole imporre con la forza della sola tradizione, passando poi per la cultura del Rinascimento e le successive correnti di pensiero che affermano l’emancipazione della filosofia e della morale dalla religione positiva, più complesso è definirne oggi i campi e le modalità d’azione. Ed è proprio su questi aspetti che si incentra l’interesse del professore Prisco che pone mano ad una serie di riflessioni sull’attuale valore della laicità in riferimento, ad esempio, al rapporto tra diritto e coscienza, ai simboli religiosi come il crocifisso, al multiculturalismo, all’obiezione di coscienza, giusto per citarne solo alcune. Riflessioni, quelle di Prisco, il cui merito più grande è quello di conservare un profondo senso della misura, di non cadere negli eccessi di un altrettanto pericoloso integralismo laico. Di grande interesse il portato culturale degli interventi, ciascuno dei quali per acutezza e profondità di analisi avrebbe meritato una trattazione a sé stante. Conta ad esempio per Demarco capire che la vera differenza tra destra e sinistra, in una società postideologica come l’attuale, sarà sempre più giocata proprio intorno all’analisi ed alle scelte sui grandi temi etici, temi ai quali la riflessione laica non è affatto estranea. Una società che, come ricorda l’onorevole Ciriello, dovrebbe fondare la sua essenza sull’amore assoluto per la verità, prescindendo da confessionalismi ed appartenenze varie e tenendo costantemente presente la lezione di Karl Popper, per il quale la coesione del mondo occidentale si basa sul non possedere un’unica idea, bensì molte idee, buone e cattive; sul non avere una sola fede, non una religione, bensì numerose, buone e cattive. “L’unità dell’Occidente su un’idea, su una fede, su una religione, sarebbe la fine dell’Occidente, la nostra capitolazione, il nostro assoggettamento incondizionato all’idea totalitaria”. Un assoggettamento ad una sorta di nefasto pensiero unico dal quale rifugge anche Carola Flauto che, citando l’antropologo anglo-indiano Arjun Appadurai, parla di una società tanto più forte, unita ed aperta all’accoglienza, quanto più plurale e complessa. Una nuova realtà nella quale si sappia ridefinire la nozione di cultura immaginandola non più come una “boccia” rigida ed impermeabile, ma come una “spugna”, porosa, permeabile, pronta allo “scambio” con altre spugne. Interessantissimo, pur nell’obbligata sinteticità, il percorso storico tracciato dal professor Milano che, in qualità di storico del cristianesimo, pur considerando valide e corrette le osservazioni dei relatori che lo hanno preceduto, ha ribadito l’importanza delle radici giudaico-cristiane del mondo occidentale e fatto riflettere sul fatto che il laicismo è espressione della sola cultura occidentale, non essendovi sistemi di pensiero simili o quanto meno della stessa portata, in altre realtà. Pertanto è esso stesso in parte tributario dello stesso pensiero cristiano. EMANUELE SOFFITTO