A cura della Redazione
C’erano una volta la bellezza, l’allegria e la spensieratezza. Erano i comuni denominatori dell’età più bella. La giovinezza. Erano, però. Sì, perché oggi la trasparenza degli occhi, la dolcezza dei lineamenti, la propensione al sorriso non denunciano una serenità, o felicità interiore, ma la paura di crescere e affrontare il futuro. E che dire poi degli esempi proposti dalla televisione. Bunga bunga, tronisti, assassini ed eredi ai troni camorristici. Sono queste le nuove generazioni? Dove sono andati a finire i valori di una volta? Di chi è la colpa se una ragazza sceglie di farsi carriera “accalappiandosi” il Premier? Dei genitori? Degli educatori? Di certo la colpa è nella non educazione. Quando si parla dei ragazzi ci si domanda subito: “educare oggi si può?”. Ed è quello che si sono chiesti i docenti dell’Istituto Mazzarello di Torre Annunziata, che ha organizzato un convegno incentrato sull’educazione giovanile. Scuola, politica, religione e famiglia, i punti cardine di tale discussione. Oltre ai tanti genitori, ragazzi e insegnanti, sono intervenuti gli “esperti” della formazione. Don Tonino Palmese, coordinatore di Libera, l’associazione contro la mafia e la camorra, Domenico Bellantoni, psicologo, Piera Ruffinato, docente all’Università pontificia “Auxilium”, Marinella Cimmino, docente, suor Ausilia De Siena, consigliera ispettoriale per le comunicazioni sociali. Tutti partono da un unico insegnamento, quello di Don Bosco. Tutti credono che l’educazione formativa possa cambiare lo scenario attuale. La religione va di pari passo con la cultura, perché la fede non è intesa solo come preghiera, non è privacy, ma è espressione del sociale. «Formare onesti cittadini nonché buoni cristiani - afferma Don Tonino Palmese -. Bisogna insegnare ad insegnare. Le regole sono semplici. Imparare a fare qualcosa, imparare ad amare qualcuno, prendere posizione rispetto ad una situazione. Non bisogna adattarsi a tutte le circostanze. Il pensiero leghista separerà l’intera umanità. Essere liberi e relazionarsi agli altri unisce l’uomo e gli permette di superare le difficoltà». Le tante parole spese dagli intervenuti possono sembrare mera utopia. Ma sono frammenti di realtà pura, di vita vissuta. Quella di tutti i giorni. Quella in cui vive solo chi è il più forte. Ma chi lo è? Per molti, i giovani. Sì, perché sono loro che dovranno cambiare lo status quo. Non si tratta di guerre o spargimenti di sangue, ma di buon senso. Quello che è stato perso. Lo psicologo Ballantoni parla di un sistema preventivo. «Relazione nonché ascolto - dice - vanno a braccetto con l’educazione. Ascoltare un figlio, un allievo. Conoscerlo, assisterlo. Il mondo adulto si sente inadeguato rispetto al ruolo dell’educatore. Una comune espressione meridionale dice che “nessuno nasce imparato”, ma ciò non vuol dire che non si possa imparare. Varrà sempre la massima “volere è potere”». Il dato più importante è che i ragazzi che frequentano il “Mazzarello” stanno acquisendo queste dottrine o consigli. Certo, sono “figli” di un Istituto che si adopera nel formare onesti cittadini. Sono sempre ragazzi che già hanno un tassello in più rispetto agli altri che si perdono nella selva oscura. Molti, infatti, sono impegnati nel volontariato della famiglia salesiana. Aiutano i meno fortunati e cercano di diffondere l’educazione tra i loro coetanei. Meno individualismo ed egoismo. E’ pur sempre un passo avanti. Almeno tentano insieme ai loro insegnanti di riproporre una nuova favola. “C’era una volta e forse ci sarà sempre”, la forza dei giovani. ENZA PERNA (Dal settimanale TorreSette del 11 febbraio 2011)