A cura della Redazione
Sono alcuni giorni che sui giornali testate internet locali si ripetono notizie riguardanti conflitti di attribuzione sul comodato d´uso dei locali della struttura antica dell´ex Orfanotrofio comunale di Torre Annunziata. La questione riguarda l´assegnazione da parte dell´Assessorato alle Politiche Sociali, retto da Ciro Alfieri, di una parte del terzo piano dello stabile all´associazione "Amici di Guido ed Eleonora", la quale, ad oggi, figurerebbe non più come una "onlus", come si legge in un esposto presentato alla Procura della Repubblica dall´opposizione, ma come una cooperativa. L´operazione che troverebbe, per altro, anche delle conflittualità con l´attuale comodato d´uso dello stabile assegnato circa un decennio fa alla Parrocchia dell´Ave Gratia Plena, prevederebbe la concessione alla detta cooperativa, per ben dodici anni, di questi locali, con un finanziamento pubblico per le attività sociali ivi da svolgersi. Ma la questione che abbraccia le vicissitudini burocratiche e storiche della struttura in questione sono ben altre, e potrebbero essere di vedute molto più ampie rispetto alle querelle riguardante l´assegnazione della sua gestione. E´ inutile ribadire che si tratta di una struttura antica sulla quale vigono dei vincoli specifici di interesse storico ed artistico, posti all´atto della sua ristrutturazione operata con le forze e le sinergie messe in campo dall´attuale Parroco Rettore, Mons. Raffaele Russo. Sarebbe il caso di affrontare una breve panoramica storica, onde far rinsavire qualche tecnico che pensa bene di poter lottizzare a proprio piacimento un bene di una portata simile. L´edificio in questione è uno dei più antichi della città. Esso venne edificato per volere del figlio del primo feudatario locale, Ugolone d´Alagno Conte di Borrello, Duca d´Amalfi e Gran Cancelliere del Regno, il quale volle finalmente dare un primo aspetto urbano al luogo proprio con la costruzione del Monastero con annesso "Ospitale" (Convento), attuale ex Orfanotrofio comunale, a fronte del palazzo baronale di famiglia ivi ancora esistente. Siamo nell´anno di Nostro Signore 1462! Alla fine dei lavori, l´intero stabile venne devoluto ai Padri Celestini del Monastero di San Pietro a Majella di Napoli i quali, su volere dello stesso Ugolone, fecero insediare una piccola fratellanza di monaci che potevano operare per la cura delle anime del luogo e provvedere al mantenimento della struttura. Nacque così la prima ecclesia cittadina tramutata fin da subito in Parrocchia sotto il titolo dell´Ave Gratia Plena. I Celestini tennero in vigore la struttura fino al 1806, anno in cui i francesi guidati da Napoleone Bonaparte conquistarono il Regno di Napoli assoggettandolo all´Impero francese. Con Decreto Regio del 14 febbraio 1807, Giuseppe Napoleone, al quale venne affidata l´amministrazione del Regno di Napoli, sentenziò la soppressione degli Ordini monastici che seguivano le regole di San Benedetto e San Bernardo e le loro diverse variazioni (vedesi Bullettino delle Leggi del Regno di Napoli anno 1807, seconda edizione pp. 23-27) tra le quali rientravano anche le congregazioni celestine. A seguito della soppressione venne ordinata la confisca immediata di tutti i beni appartenenti ai detti Ordini, con la confluenza sotto il Demanio della Corona. Con tale emendamento Torre Annunziata perse quasi tutti i suoi insediamenti monastici ed i loro beni vennero, come specificato dal Decreto Regio, dapprima attribuiti alla Corona per poi passare sotto l´amministrazione del neonato Comune (Decreto Regio del 12 febbraio 1808) il quale, però, venne obbligato a tenerne il valido utilizzo dei luoghi e concederli alla Corona semmai essi fossero stati richiesti per utilizzi legati alle attività per la gestione del Regno. Ovviamente, Napoleone non smentì nemmeno sotto questo aspetto la sua politica di depredazione dei beni dei territori sui quali passò, e volle attuare anche sull´antico monastero la sua opera barbarica di ruberia delle opere d´arti lì custodite, che servirono a rimpinguare i musei francesi e i palazzi di corte. Durante le nostre attente ricerche in merito effettuate presso il Grande Archivio di Stato di Napoli, abbiamo ritrovato un libro mastro che specifica tutto un elenco di materiali di "valore" asportato all´atto del sequestro dal convento, tra cui figurano ben sette ovali dei quali, oggi, non conosciamo né fattura e nemmeno la loro ubicazione. In seguito a ciò il Convento divenne dapprima una Caserma militare e, successivamente, orfanotrofio, per poi, negli anni ´70 del secolo scorso, essere definitivamente abbandonato al destino dettato dal tempo. L´operazione di recupero dello stabile attuata da parte di Mons. Russo è senz´altro stata un´opera straordinaria che ha salvato l´antico edificio dal sicuro e già segnato decadimento. A questo punto, facendo un appello alle coscienze, sarebbe il caso di valutare bene come assegnare i futuri comodati di utilizzo dell´intera struttura, anche se sarebbe un atto legittimo da parte dell´Amministrazione comunale riassegnare in via definitiva il bene alla Parrocchia dell´Ave Gratia Plena, la quale potrebbe avanzare legittimamente richiesta di diritto di proprietà su di un bene appartenuto ad essa da sempre. VINCENZO MARASCO Presidente Centro Studi Storici Nicolò d´Alagno