A cura della Redazione
Si è spento Padre Cirillo Lombardi dei frati minori di Napoli, già Guardiano per diverso tempo del Convento di Santa Maria Occorrevole e docente di religione. Negli ultimi anni Padre Cirillo ha anche seguito i gruppi di Preghiera di Fra´ Umile Fidanza. Era Giudice del Tribunale Ecclesiastico della Campania ed è rimasto nei cuori di tanti cittadini e fedeli di Torre Annunziata per la sua lunga permanenza nella nostra città dove arrivò nel 1971 (insieme a Padre Giorgio Ascione e a Padre Giacomo Cipollone) con l´incarico di "superiore" della parrocchia di S. Teresa di Gesù in piazza Ernesto Cesaro. Colto da malore sabato scorso nel convento di S. Pasquale a Chiaia, è deceduto nella tarda serata di martedì 19 novembre. I funerali si sono svolti nel pomeriggio di oggi nella Basilica di Santa Chiara in Napoli. Ancora non so – a distanza siderale di tempo - perché Padre Cirillo si presentasse come avvocato del diavolo: se per incutere subito sacro timore reverenziale o più semplicemente per sollecitare la curiosità degli studenti? Entrambi gli obiettivi venivano subito centrati; nessun liceale possedeva (né oggi possiede) strumenti e conoscenze per associare la figura di un frate a Satana. La soluzione del mistero era la più indolore: era solo un ruolo imposto dai canoni del diritto della Chiesa. Gettare il dubbio su ogni vicenda può trasformarsi in straordinario metodo per arrivare a un sapere consapevole. Altro che Diavolo, era un’intuizione benedetta che il capo dei francescani del convento di Santa Teresa offriva gratis et amore Dei ai suoi nuovi discepoli. Il mezzo più efficace per trasformare l’ora di religione in un momento di forte aggregazione e discussione. Parlava di tutto, resisteva alle provocazioni di chi provava a vestirsi da mangiapreti. Erano i tempi del referendum sul divorzio, un tema che spaccò l’Italia e le classi. L’unico che in aula affrontò l’argomento fu Padre Cirillo: era scontato che cosa pensasse dell’ipotesi che lo Stato sciogliesse per sentenza ciò che per lui era un sacramento, ma ciascuno ebbe spazio e tempo per dire la propria opinione, provandone la resistenza davanti alle domande dell’Avvocato del Diavolo. Scoprimmo poi che di diabolico quel frate aveva solo la memoria: ricordava i nomi di tutti e seguiva anche le evoluzioni che quelle giovani vite avrebbero avuto in seguito. “Come state? Sono padre Cirillo, vi ho raggiunto anche stavolta”: si presentava così, al telefono e pareva naturale che ti avesse trovato subito nella nuova città dove eri appena giunto. Chiedeva dei figli, s’informava sul lavoro, e ricordava qualche episodio che magari ti era sfuggito. Aver mancato l’appuntamento promesso ora è il cruccio incancellabile. Che anni quegli anni a San Pasquale: Padre Cirillo avrebbe dovuto rappresentare l’istituzione, lo fece nel modo più liberale possibile, assecondando l’arte e il talento di padre Giorgio Ascione, il confratello artista che raccontava la fede per immagini, opere di scultura ed esempio di quanto laica potesse essere la fede. Una religiosità inclusiva che avvicinava e non selezionava, che si apriva agli altri e non si chiudeva. Anche qualche piccolo diavolo fu riconquistato alla causa non della Chiesa, ma della vita. Sono trascorsi quarant’anni, il segno è rimasto. L’addio a Padre Cirillo è l’occasione più triste per ricordare la lezione. MASSIMO CORCIONE