E’ l’una di notte del 3 febbraio 1908. A Torre Annunziata, nella casa in via Carlo Poerio al numero 82, la levatrice Gabriela Caccavale porta alla luce un maschio partorito da Andreana Sola, casalinga, moglie di Salvatore Arpaia, commerciante. La famiglia Arpaia gestisce dal 1880 un pastificio (e lo farà fino al 1954)  in quella stessa strada dove abita, dai civici 81 a 91.                       

Due giorni dopo il neonato è dichiarato al Comune con il nome di Amedeo, Antonio, Biagio e registrato nell’atto 208. Questo bambino è il primo di undici figli, ma perderà eroicamente la vita all’età di appena 35 anni. 

Laureatosi in Ingegneria, frequenta il corso di allievo ufficiale a Pola e, nominato sottotenente, presta servizio a Palermo. Iniziata la seconda Guerra mondiale, combatte al fronte greco-albanese  e, rientrato in Italia, viene assegnato alla difesa antiaerea della nostra città. Dopo poco tempo riparte per la Grecia, dove assume il comando della seconda batteria contraerea del terzo gruppo della Divisione Acqui. L’armistizio dell’8 settembre 1943, lo vede tra i tanti militari italiani che si rifiutano di cedere le armi e di arrendersi ai tedeschi.

Dal 15 al 22 settembre Amedeo Arpaia combatte valorosamente contro le truppe naziste. Preso prigioniero, è giustiziato dal plotone di esecuzione il 24 settembre, ma affronta la morte con il sorriso sulle labbra, facendo coraggio  ai suoi compagni, come dichiara il cappellano militare Romualdo Formato che lo assiste fino agli ultimi istanti della sua vita. Alla sua memoria è stata concessa la medaglia di bronzo al valor militare, con la seguente motivazione:  “Comandante di batteria contraerea fu tra i primi e più decisi assertori della lotta contro i tedeschi. Durante i combattimenti, nonostante l’intensa azione di bombardamento aereo che colpiva ripetutamente i suoi pezzi uccidendo numerosi artiglieri, con sereno eroismo persisteva nella sua azione di fuoco infliggendo severe perdite al nemico. Catturato, veniva fucilato, reo di aver combattuto per l’onore delle armi”. 

Il 28 aprile 1946, l’allora Amministrazione comunale di Torre Annunziata, gli dedica una lapide e l’8 gennaio 1948, quando è sindaco Pasquale Monaco, con una delibera di quel giorno, si attribuisce al vico Novello la nuova denominazione di via Amedeo Arpaia. In verità solo ad una parte di quella strada, perché il vico Novello esiste ancora. L’intento è quello di intitolare al capitano Arpaia la strada in cui è nato, via Carlo Poerio, come proposto dal Comitato di Liberazione Nazionale torrese il 24 dicembre 1945, ma la Prefettura di Napoli comunica, in data 22 gennaio 1946,  che la Deputazione Napoletana di Storia Patria non ritiene opportuno cambiare il nome alla via intitolata all’eroe risorgimentale.  

Infine, in occasione del trentennale della Liberazione, il 25 aprile 1975, la città di Torre Annunziata conferisce la medaglia d’oro ad Amedeo Arpaia, con la seguente motivazione: “Eroica figura di combattente, di soldato e di italiano, che all’ignominia della resa incondizionata a preponderanti forze naziste, unitamente a tutte le forze che presiedevano l’isola di Cefalonia in Grecia, scelse la resistenza armata fino all’ultima cartuccia, per l’onore e il prestigio della Patria lontana e dell’Esercito Italiano. In località Casetta Rossa cadde sotto il piombo nazista il 24 settembre 1943. Fulgido esempio di dedizione al dovere e di amor patrio, Torre Annunziata, che gli diede i natali, con imperituro ricordo”.

Un nipote di Amedeo Arpaia, suo omonimo, vive a Napoli, è avvocato e presidente per la Campania e Basilicata dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui, che ogni anno commemora a Verona l’eccidio di soldati italiani a Cefalonia per ricordarne la memoria alle future generazioni.

Un altro nipote, invece, l'unico in famiglia che indossa ed onora la stessa divisa che ha fatto eroe Amedeo, è Bruno Arpaia, attualmente Tenente Colonnello dell'Esercito in servizio ad Anzio (Roma), Al suo attivo,anche la partecipazione a diverse missioni all'estero. 

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