A cura della Redazione

Rientra anche un progetto di percorso integrato tra Parco archeologico e centro storico di Pompei nella relazione del direttore generale del GPP, generale Luigi Curatoli, alla commissione Cultura della Camera dei Deputati. L’incarico del diggì del Grande Progetto Pompei sta per concludersi. A partire dal primo gennaio Curatoli lascerà l’incarico. L’attività residuale del GPP sarà gestita, con pari poteri, dalla Soprintendenza archeologica di Pompei considerato che dei 76 cantieri iniziali ne restano aperti 7 mentre altri 4 si apriranno nel corso dell’anno.

L’attività di rilancio della cosiddetta buffer zone (l'area che insiste attorno al sito archeologico e che comprende anche altri Comuni vesuviani) è invece ancora ancorata alla definizione del piano strategico. Significa che nulla di concreto risulta realizzato a tutt’oggi mentre non si conosce l’Ente che dovrebbe farsi carico dei finanziamenti del comparto. O meglio, sono stati individuati i contratti istituzionali di sviluppo come gli strumenti più idonei all’iniziativa ma non è ancora chiaro da dove arriverebbero i “soldi veri” per migliorare ambiente e comunicazione sulla costa del Vesuvio, sede di rinomati monumenti archeologici targati Unesco.

Definiti gli ambiti d’intervento (miglioramento dei collegamenti ai (e tra i) siti archeologici, il recupero dei paesaggi degradati, la promozione degli interventi privati, è stato redatto un “open master plan” sulla base delle linee programmatiche Unesco per un “sistema turistico - culturale integrato” della buffer zone in base a criteri di sostenibilità, innovazione e accessibilità.

Il piano redatto dall’Unità Grande Pompei - definito appunto “Sistema turistico culturale integrato della buffer zone” - prevede reti di collegamento per Pompei, Boscoreale, Castellammare di Stabia, Ercolano, Oplonti ed il Miglio d’Oro con la mobilità ecosostenibile. Nello stesso tempo si dovrebbe puntare alla rigenerazione naturalistica e paesaggistica della fascia costiera e delle sue aree verdi (il parco regionale del fiume Sarno e quello del Vesuvio in un modo o nell’altro c’entrano sempre). Altro elemento vincolante riguarda il recupero delle aree dismesse come quella dell’ex Italsider di Torre Annunziata (quartiere Rovigliano al confine con Castellammare di Stabia). Sulla base dei progetti delle Amministrazioni comunali interessati alla buffer zone, si sta lavorando ad un “percorso integrato” per la visita al Parco archeologico di Pompei, valorizzando la linea EAV Napoli-Poggiomarino con la sua stazione locale Pompei Santuario, ad est del Parco archeologico, che oltre a quella RFI di Pompei, potrebbe rappresentare una “formidabile” (l’aggettivo è di Curatoli) opportunità per il turista di organizzare la propria visita, che oltre agli Scavi comprenderebbe la passeggiata (con eventuale shopping) nel centro di Pompei, con la visita del Santuario della Beata Vergine del Rosario.

Le tre stazioni ferroviarie, insieme alla rete stradale interna al Parco Archeologico e la parallela esterna via Roma, formerebbe, secondo il coordinatore dell’UGP, un unico semplice percorso. A questo punto non resterebbe altro da fare che migliorare la comunicazione a riguardo, nella convinzione che in futuro il turista non si lascerebbe scappare l’opportunità di usufruire della combinazione Scavi-Città-Santuario in un’unica escursione.

Seconda riflessione-progetto riguarda il “treno archeologico”. Attualmente esiste il “Campania Express” della Circumvesuviana, treno di collegamento veloce stagionale tra Napoli, Ercolano, Pompei, Torre Annunziata e Sorrento, utile per i due siti più visitati (Pompei ed Ercolano) ma non i restanti siti archeologici (Antiquarium di Boscoreale e Stabiae). La proposta è di modificare l’iniziativa: organizzare un “treno archeologico” con sosta a Castellammare Scavi (via Nocera) e, dopo la prossima apertura, anche la fermata di Madonna dei Flagelli a Boscoreale (ribattezzata Villa Regina-Antiquarium). Il terzo progetto riguarderebbe la creazione di un hub (ferroviario o intermodale) che Curatoli ha dichiarato essere affidato a «studi di fattibilità relativi sia alla comparazione delle differenti ipotesi progettuali che comprenderebbe anche la possibilità di trasformare la linea ferroviaria costiera RFI in un lungo boulevard».

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