A cura della Redazione

Nino Vicidomini: non solo un nome noto nell’ambito della poesia a Napoli, ma molto molto di più. Giornalista, ha al suo attivo decine e decine di premi acquisiti nei concorsi più vari e diverse pubblicazioni tra le quali è impossibile non ricordare “Sillabario Napoletano”.

Ciascuno di noi avrà trovato certamente un angolino (angolino sì, ma molto molto vicino) per consultare all’occorrenza questo volume, risultato di un grande amore per Napoli e per il nostro vernacolo: una miniera di vocaboli, interessanti notizie e regole grammaticali.

Un napoletano doc, dunque, che, pensando pensando, cosa t’inventa? Una pubblicazione davvero singolare nel suo genere, indovinata nella tematica e realmente entusiasmante, almeno per noi napoletani che abbiamo raggiunto gli “anta”.

Ha raccolto infatti, in un volume,  corredato con simpatici disegni di Vittorio Ciro, indovina un po’, i giochi che negli anni giovanili coprivano le nostre ore più belle.

Rilevante la prefazione che porta l’eminente firma di Angelo Calabrese.

Basta guardare la copertina, che rappresenta tanti pulcinella in fila, in “coppetti” di carta, tenuti da un venditore lungo un’asta abbarbicata al collo, per incuriosirsi subito e sfogliare le pagine.

E così andando andando,  fioriscono sorrisi.

Cominciano a sfilare i giochi.

Ecco il primo: - ’o tuocco -  Chi di noi non lo rammenta? Di noi, nel tempo antico quando bastava molto poco per essere felici?” Tocca a me, tocca a te! E si andava avanti per lunghe ore serene.

E ’a varchetella ’e carta?, e cucù setté? E ’o strummolo (la trottola di legno che, lanciata con lo spago di cui era avvolta, girava vorticosamente su se stessa)?

Il volumetto comincia a prendere anima e cuore fin dall’inizio. Vogliamo leggere la dedica? Eccola! Unisce al divertimento, riportando alla mente ormai un poco svanita, il più commovente dei pensieri:  “A chi ha avuto l’infanzia negata”.

Quante volte il famoso storico Aldo De Gioia ha parlato, e sempre ne parla, di “infanzia negata”?   Lui che ha vissuto intensamente, nonostante ancora bambino, la seconda guerra mondiale? Quanti ragazzini non hanno assaporato la dolce infanzia, oppressi dal conflitto e da privazioni di ogni genere? Le bombe non erano canzoni! Laceravano le orecchie, strizzavano il cuore: facevano male, facevano paura.

Purtroppo,  ancora oggi esiste l’infanzia negata:  a quanti bimbi è negato il gioco perché senza forze? Hanno fame, hanno il pancino rigonfio e gli occhi grandi come voragini. E non bisogna andare nemmeno troppo lontano per vedere la fame in certe pupille sparute.

Un sospiro… e continuo la lettura. Ci sono tutti i giochi del passato: Tutti. Tanti che nemmeno li ricordavo: ’a sciuliarella, ’a capannella, ’a cucinella… , ’a palla ’e pezza, ’a pupata.

E come poter dimenticare la campana o la famosa settimana che veniva giocata, saltando su una sola gamba, i sette quadrati disegnati in terra? Ad uno ad uno, senza mai toccare le linee tracciate, pena l’esclusione. Vinceva chi arrivava alla settima senza fallo.

Eravamo tutti poveri allora, ma ricchi di fantasia e di amore: una ruota di bicicletta, due pezzetti di carta avvolti sugli indici,  una bambolina di pezza, una semplice “mazzarella” faceva la nostra gioia. E ridevamo tanto.

E non chiedevamo di più, oltre un pezzo di pane, (magari raffermo) strofinato con una fetta di pomodoro ed un filino d’olio.

Bravo Nino che ci ha simpaticamente riportati indietro nel tempo, che ci ha ricordato tutto questo, che ci ha fatto rivivere un’infanzia tosta ma innocente.

Un percorso meraviglioso,  arricchito da graziose e significative poesie,  che l’autore ha voluto intitolare semplicemente “Pazzianno pazzianno”.

ANNA AITA