A cura della Redazione

«Il teatro dell’assurdo, caratterizzato dal deliberato abbandono di un’espressione drammaturgica razionale e il rifiuto del linguaggio logico, apparentemente senza significato. Si caratterizza per “dialogali senza senso” ripetitivi e serrati, che suscitano a volte un sorriso, nonostante il senso tragico del dramma che vivono i personaggi».

“Aspettando Godot” di Samuel Beckett è lo spettacolo messo in scena, venerdì 2 marzo 2018, dalla Compagnia Teatrale “Aulularia”, diretta da Francesco Balzano, per l’apertura della seconda edizione del “Premio Città di Torre Annunziata”. Un ambizioso progetto ideato in sinergia tra l’Amministrazione Comunale, il Teatro Pubblico Campano, il Teatro Politeama e la FITA Napoli. Un’opera rappresentata da una compagnia amatoriale, che nulla aveva di amatoriale, bensì attori preparatissimi, organizzati dalla sapiente regia di Antonio Longobardi.

Vladimiro (Davide Cristiano) ed Estragone (Francesco Esposito), i due protagonisti, aspettano su una desolata strada di campagna un certo "Signor Godot". Non vi è nulla sulla scena, solo un albero dietro ai due personaggi che regola la concezione temporale attraverso la caduta delle foglie che indica il passare del tempo. Ma Godot non appare mai sulla scena, e nulla si sa sul suo conto. 

Ed è proprio il tempo l’elemento cardine di tutto lo spettacolo. La parola “Godot” è formata da due parole “go” e “dot”, rispettivamente “va” e “fermo” in inglese, proprio a sottolineare la frustrazione dell’uomo nel suo tentativo fallimentare di muoversi, procedere, cambiare la sua posizione.

Un particolare elogio va a Luca Grassano nelle vesti di “Pozzo”, proprietario della terra sulla quale Vladimiro ed Estragone stanziano. Uomo crudele e al tempo stesso "pietoso", interpretato magistralmente da Grassano, che ha saputo immedesimarsi nel personaggio rendendolo al pubblico estremamente comprensibile, grazie anche all’utilizzo di numerose sfumature di tono nella sua interpretazione.

La serata si è aperta con la presentazione del sindaco di Torre Annunziata, Vincenzo Ascione (che, lo ricordiamo, è anche presidente della Federazione Italiana Teatro Amatoriale - Campania), particolarmente attento alla promozione culturale, che ha tenuto a sottolineare l’importanza del teatro e dell’opportunità che lo stesso offre per la crescita del territorio, nonché come il teatro stesso possa essere un momento di aggregazione per tutta la comunità torrese.

Anche quest’anno il duro compito dell’assegnazione dei premi è affidato ad una giuria d’eccellenza, composta dal presidente Giovanni Caso, noto attore torrese della fiction “Un Posto al Sole”, dal suo vice Pino Brancaccio (attore e regista), Anna Vitiello (poetessa e scrittrice Oplontina), Giuseppe Chervino (giornalista e direttore di TorreSette) e Ivano Fontana (scenografo). 

L’appuntamento a teatro è rinnovato per la prossima rappresentazione “Alla fine ho perso io” della Compagnia Teatrale “A Fenesta d’à Torre”, diretta da Vincenzo Genovese, il 16 marzo; una commedia brillante che tratterà un tema delicatissimo, quella della violenza sulle donne.

DARIO MATRONE

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